Politiche attive

Trenta ore di orientamento, con tutor e reti tra scuole

Dal 2023-24 attività da svolgere in tutte le classi delle medie e superiori. Da chiarire se nel triennio della secondaria di secondo grado si arriverà a 45 ore

di Gianni Bocchieri

Giocare di anticipo contro il mismatch formativo per dotare i giovani in uscita dai percorsi di istruzione e formazione delle competenze richieste dalle imprese. È questa la finalità dei due interventi, di fine anno scorso, sull’orientamento formativo e professionale.

Con la modifica normativa della previgente disciplina (Dlgs 21/2008), la legge di Bilancio 2023 (197/2022) prevede che i percorsi di orientamento devono ora essere erogati in tutte le classi della scuola secondaria di primo e secondo grado e non solo nell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado e nel triennio finale della secondaria di secondo grado.

Più precisamente, a partire dall’anno scolastico 2023/2024, in tutte le classi della scuola secondaria di primo grado (la vecchia scuola media) e nel primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado, dovranno essere svolti moduli di attività di orientamento di 30 ore, in orario curricolare o extracurricolare. Invece, nel triennio finale delle scuole secondarie di secondo grado, le attività di orientamento dovranno essere articolate in moduli curricolari, anche superiori a 30 ore, inseribili nella “vecchia” alternanza scuola-lavoro ribattezzata «percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento» (Pcto).

A questo intervento normativo, si è affiancata l’emanazione di linee guida previste dal Pnrr, quale intervento di riforma a titolarità del ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim) per l’orientamento e la realizzazione di una piattaforma digitale relativa all’offerta formativa delle università e degli Its academy.

Diverse le novità introdotte da queste linee guida, a partire dalla previsione del “docente tutor” con il compito di favorire il dialogo costante con lo studente, la sua famiglia e i colleghi. Altra novità è l’attivazione di un “e-portfolio” ossia del registro elettronico degli apprendimenti personalizzati, finalizzato a favorire la riflessione e l’individuazione dei punti di forza dello studente all’interno del percorso formativo.

Particolare attenzione è dedicata ai passaggi tra percorsi diversi, con l’introduzione della certificazione delle competenze al termine di ciascuna annualità del secondo ciclo di istruzione. Questa novità si collega alla possibilità di attivare “campus formativi” ossia reti di coordinamento tra istituzioni scolastiche e formative, che avranno il compito di offrire una panoramica completa di tutti i percorsi secondari anche al fine di facilitare i passaggi fra i percorsi di studio del sistema nazionale di istruzione, quelli di istruzione e formazione professionale (Iefp) di competenza delle Regioni e l’apprendistato formativo.

Ultima novità riguarda l’introduzione di un’ulteriore figura professionale, con funzioni di job placement per agevolare la prosecuzione del percorso di studi o l’ingresso nel mondo del lavoro degli studenti.

A loro volta, modifica normativa della legge di Bilancio 2023 e linee guida si affiancano all’investimento Pnrr di 250 milioni di euro già in corso di attuazione, a titolarità del ministero dell’Università e della Ricerca (Mur), sulla transizione dalla secondaria superiore alla formazione terziaria delle università e delle Afam, che prevede l’organizzazione di corsi – della durata di 15 ore – a beneficio di tutti gli studenti a partire dal terzo anno della scuola secondaria di secondo grado.

Le linee guida del Mim tentano un raccordo con questo investimento del Mur, pur non affrontando alcuni aspetti puntuali come la durata dei percorsi di orientamento degli studenti dell’ultimo triennio della secondaria superiore. Infatti, al momento non è chiaro se nel prossimo anno scolastico e formativo gli studenti delle superiori dovranno seguire percorsi di orientamento per un totale di 45 ore (30 a carico della istituzione scolastica, 15 a carico delle università o Afam) oppure se le ore erogate dalle università possano integrare le 30 a cui sono tenute le istituzioni scolastiche. In quest’ultimo caso, andrebbero previste forme di compartecipazione per garantire il coinvolgimento dei docenti.

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