Politiche attive

Una banca dati digitale per offrire posti di lavoro ai percettori del «Mia»

L’obiettivo è la trasmissione e la comunicazione dei flussi d’informazione

di G.Pog. e Cl.T.

La piattaforma per l’incontro di domanda e offerta di lavoro è il cuore pulsante del nuovo sistema delle politiche attive del lavoro destinate ai percettori occupabili di Mia. Sarà una banca dati digitale a raccogliere le informazioni per assicurare quel matching che finora è mancato. Prima bisognerà avere un quadro delle compentenze per consentire all’algoritmo di offrire posti di lavoro ”congrui” (l’ipotesi è nell’ambito provinciale e per profili analoghi): al momento della sottoscrizione del Patto di attivazione digitale, che rappresenta il primo step, con email o sms, attraverso un link saranno comunicate le informazioni necessarie per profilare quanti ancora non sono stati presi in carico dai centri per l’impiego.

Non è la prima volta che si compie un tentativo simile, il precedente targato Mimmo Parisi - il sociologo chiamato dal Mississippi dall’ex ministro Di Maio - si rivelò un flop anche per la mancata collaborazione dei soggetti a vario titolo coinvolti che gelosamente volevano custodire i dati e non condividerli con potenziali competitor. Il ministro del Lavoro, Marina Calderone ha incontrato nelle scorse settimane i soggetti interessati per assicurare l’interoperabilità delle diverse banche dati e la trasmissione dei flussi di informazione. Come per il Rdc anche per Mia il braccio operativo sono i centri per l’impiego che - con eccezioni soprattutto nel Nord del Paese - sono poco performanti: anzitutto hanno una dotazione di organici insufficiente, i concorsi per 11.600 assunzioni procedono al rilento (al 31 dicembre erano 4mila le assunzioni effettuate) e l’uscita di 2.980 navigator e i pensionamenti hanno prodotto un saldo negativo tra il personale, nonostante i compiti siano nel frattempo aumentati, dovendosi occupare anche della presa in carico di 827mila percettori di Gol (il 23,6% sono beneficiari di Rdc). A ciò si aggiunga che i Cpi hanno strumentazioni antiquate, le banche dati spesso non dialogano con quelle delle altre amministrazioni, e gli operatori non sono formati per favorire il matching tra domanda e offerta, dovendosi occupare in prevalenza di questioni amministrativo-burocratiche. «Dobbiamo prevedere il coinvolgimento attivo delle Agenzie per il lavoro - sostiene il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon - e mettere in campo la formazione on the job per assicurare l’occupabilità dei percettori del sussidio nell’ambito delle politiche attive del lavoro. Per la durata del beneficio economico è previsto un meccanismo di decalage, per favorire l’attivazione».

Fatte queste premesse, con Mia il beneficio decorre dalla sottoscrizione, da parte del richiedente, del patto di attivazione digitale, ma l’erogazione dell’importo mensile è condizionata al rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro da parte dei componenti del nucleo familiare maggiorenni, o minorenni che abbiano adempiuto agli obblighi scolastici. Anche i minorenni con almeno 16 anni saranno tenuti all’obbligo di partecipazione attiva, formazione e lavoro nel nuovo sussidio contro la povertà se non impegnati in un percorso di studi. Sono esclusi dall’obbligo i beneficiari della Mia over 60, nonché i componenti con disabilità. Possono essere esonerati dall’obbligo i componenti con carichi di cura (figli minori di tre anni di età o disabili in condizioni di gravità).

A valle del decreto che istituirà il nuovo strumento, nei decreti attuativi del ministro del Lavoro verrà definito il piano formativo destinato anche agli attuali percettori del Rdc. La legge di Bilancio 2023 ha previsto un limite di durata del Rdc pari a sette mesi per la platea di 400mila giudicata occupabile dal ministero del Lavoro (in base a dati Inps) , secondo una finestra mobile con scadenza al 31 dicembre 2023, ed ha introdotto l’obbligo di frequentare corsi di formazione per sei mesi.

«Serve un cambio di passo nelle politiche attive - ha chiosato Maurizio Del Conte, professore di diritto del Lavoro alla Bocconi di Milano -. I centri per l’impiego, lo abbiamo visto con la gestione del Rdc, sono in grande difficoltà, con ampie differenze territoriali in termini di efficacia. Si potrebbe utilizzare il programma Gol, che ha risorse importanti, anche con qualche modifica mirata sui percorsi formativi. E occorre rilanciare, ma davvero, la formazione professionale. Senza tutto ciò il rischio è rimanere nel guado».

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