La recente ordinanza della Cassazione n. 26466 del 2024 affronta il delicato tema della qualificazione dei rapporti di lavoro nel settore giornalistico, aprendo le porte a una rivalutazione della distinzione tra lavoro autonomo e subordinato. La decisione, che ha accolto il ricorso di un fotoreporter contro un giornale locale, potrebbe costituire un precedente pericoloso per la stabilità dei rapporti di lavoro autonomo in Italia in quanto, nonostante gli elementi chiari di autonomia, la Corte ha optato per una lettura coordinata di precedenti anche risalenti che – nel suo complesso – rischia di destabilizzare in modo epocale il confine tra autonomia e subordinazione, soprattutto nei settori caratterizzati da flessibilità operativa e creatività, invitando le Corti all'adozione di un "nuovo" sistema di valutazione della qualificazione del rapporto di lavoro.
Massima
Cass. sez. lav., 10 ottobre 2024, n. 26466, Cons. Rel. G. Cinque
Per la configurabilità della subordinazione è sufficiente la persistenza nel tempo dell'obbligo del lavoratore di mantenersi a disposizione del datore di lavoro per lo svolgimento dell'attività convenuta, sotto il potere direttivo del medesimo e nel rispetto di termini di attuazione tali da comportare l'inserimento del lavoratore nell'organizzazione economica e funzionale dell'impresa, non rilevando la mancanza di esclusività della prestazione lavorativa ove essa risulti compatibile con altra attività. Né valgono, di per sé, ad escludere la configurabilità del suddetto tipo di rapporto l'iscrizione del prestatore di lavoro ad un albo, per esempio delle imprese artigiane (in quanto ad una iscrizione formale, priva di valore costitutivo, può non corrispondere l'effettiva esplicazione di attività lavorativa autonoma) ovvero l'emissione di fatture per il pagamento delle prestazioni lavorative eseguite (potendo tale formalità essere finalizzata proprio alla elusione della normativa legale surrichiamata), oppure la circostanza che il lavoratore svolga la sua attività per una pluralità di committenti".
Le stagioni degli arresti giurisprudenziali – specialmente nel diritto del lavoro – sono affar serio per la realtà economica del Paese e se è vero che in tal senso una rondine non fa primavera, è pur vero che la tendenza all'allarmismo nei casi di pronunce come quella che qui si commenta, sono ben altro che sensazionalismo giornalistico. Al contrario è proprio con "isolate pronunce" come quella di cui trattasi che nel lasso scetticismo di parte degli operatori del diritto si sono innestati floridi...
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