Agevolazioni

Sconti su contributi e premi Inail senza stabilità

di Alessandro Rota Porta

L’abbattimento del cuneo fiscale rappresenta un ricorrente “cavallo di battaglia” presente ormai in ogni programma dei recenti governi: passando dagli slogan programmatici alla pratica, a oggi, questo tipo di operazione non è ancora stata realizzata.

Come si può notare dai calcoli pubblicati in questa pagina, il peso degli oneri che azienda e lavoratore devono sostenere gravano in maniera notevole rispetto a quanto finisce nelle tasche del lavoratore stesso, in busta paga. Solo un’azione che miri direttamente e in via generalizzata a ridurre questo differenziale rappresenterà, appunto, un vero restringimento del cosiddetto cuneo fiscale.

Svariati sono stati i propositi introdotti nei pacchetti normativi dedicati al lavoro negli ultimi anni ma nessuno finalizzato in maniera esplicita a contenere il cuneo. In realtà, il legislatore si è mosso, di volta in volta, nella direzione di agevolare determinate tipologie di assunzione. Questa impostazione non è mai riuscita a trovare una sua compiuta organicità: ci hanno provato, ad esempio – attraverso deleghe al governo per lo più inattuate – il protocollo welfare (legge 147/2007), il collegato lavoro (legge 183/2010), la riforma «Fornero» (legge 92/2012), il Jobs act (legge 183/2014).

Anche i più recenti provvedimenti volti a contenere il costo del lavoro hanno rappresentato misure spot, con importi variabili, cadenze temporali limitate e platee di lavoratori interessati via via differenti: per citarne alcune, si pensi allo sgravio triennale per gli assunti con contratto a tutele crescenti introdotto nel 2016 e poi ridimensionato; al bonus avviato nel 2018 per i contratti a tempo indeterminato con soggetti under 35, ora rivolto agli under 30.

Si tratta di incentivi eterogenei tra loro, condizionati a presupposti diversi e talvolta addirittura inattuati, come il bonus dedicato ai giovani previsto dal Dl 87/2018 (il cosiddetto decreto dignità).

Nel quadro appena tracciato, non può nemmeno essere classificata come un abbattimento del cuneo fiscale la riduzione dei premi Inail disposta dall’ultima legge di bilancio, per gli anni 2019-2021.

Questa misura rappresenta una diminuzione del costo del lavoro ma la sua genesi non deriva dalla riduzione del cuneo, essendo il risultato della revisione di un sistema tariffario ormai vetusto (la precedente classificazione Inail risaliva al 2000) e dell’andamento infortunistico. Peraltro, merita di essere sottolineata una criticità: non è stato ancora risolto il complicato puzzle normativo che potrebbe portare, per l’annualità 2022, a un clamoroso ritorno alle vecchie tariffe Inail. Il recente decreto «crescita» ha infatti previsto coperture strutturali solo a partire dal 2023.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©