Rapporti di lavoro

Un cambiamento da accompagnare con bonus fiscali

di Paolo Rinaldi

Comprereste un’autovettura nuova priva di Abs? La domanda può apparire retorica, ma la sicurezza delle vetture attuali è figlia di una storia lunga e tormentata: l’introduzione dell’Abs risale infatti al lontano 1978, ma solo nel 2004 fu reso obbligatorio. Da quel momento, dunque, la collettività ha risparmiato vite umane e dolore e anche speso meno: i costi degli impianti Abs sono ben inferiori a quelli che gravano sul sistema sanitario per l’assistenza alle vittime dei sinistri stradali.

L’introduzione dell’obbligo di adozione di adeguati assetti organizzativi ha – proprio come l’Abs - un enorme potenziale di prevenzione dei danni, spesso irreversibili, derivanti dalle crisi aziendali. Da decenni esistono la pianificazione finanziaria e di tesoreria, il budget, i piani industriali, il risk management, spesso prerogativa delle aziende più floride e strutturate, esattamente come un tempo si riteneva che un accessorio determinante per la sicurezza come l’Abs fosse un lusso riservato solo agli automobilisti più ricchi.

Gli adeguati assetti organizzativi sono invece stati previsti per tutte le imprese collettive italiane, fortunatamente in gran parte sane, incluse società e gruppi di grandi dimensioni (esclusi invece dalle nuove misure di allerta). Sarebbe un errore grossolano considerare il nuovo adempimento utile esclusivamente in una situazione di crisi; gli adeguati assetti organizzativi, al contrario, consentono all’imprenditore – anche e soprattutto a quello sano – un servizio di monitoraggio preventivo della performance aziendale e un tempestivo intervento correttivo. Si tratta di un’opportunità di sviluppo.

La definizione legislativa degli indicatori della crisi, legata alla misurazione della sostenibilità del debito e della continuità aziendale, consentirà certamente agli operatori – e in particolare al Consiglio nazionale dei dottori commercialisti – di elaborare indici concreti da utilizzare da parte delle imprese per la gestione delle misure di allerta. Si rende necessario un efficace sistema di monitoraggio preventivo, che consenta di misurare nel tempo le variabili finanziarie e di continuità aziendale, al fine di individuare con congruo anticipo le situazioni di difficoltà e intervenire senza indugi. Gli adeguati assetti organizzativi garantiscono all’impresa di percepire in prospettiva l’andamento della propria performance finanziaria, insieme a quello aziendale nel suo complesso.

Strumenti funzionali a ciò - quali la tesoreria, il budget o il piano aziendale - sono tuttavia esercizi del tutto inutili se l’azienda nel dotarsene non apporta alla propria organizzazione, e alla cultura aziendale che la permea, le modifiche necessarie a far sì che la loro quotidiana adozione sia considerata non solo obbligatoria ma un bene per tutti i soggetti coinvolti. Passare, cioè, dalla mentalità della mera compliance a quella dell’incremento della competitività.

Serve molto tempo per introdurre in ciascuna azienda questo cambiamento: si tratta di modificare l’organizzazione, ridefinire le responsabilità, i flussi informativi e le procedure e testare tutto per un congruo periodo di tempo. Non stupisce, dunque, che il legislatore, avendo garantito solo 18 mesi di vacatio legis per la vigenza delle misure di allerta - le quali presuppongono il corretto funzionamento degli adeguati assetti organizzativi - abbia previsto che questi siano obbligatori dallo scorso metà marzo.

Diciotto mesi sono dunque probabilmente appena sufficienti e occorre mettersi al lavoro subito non solo lato impresa, ma anche sviluppando una corretta, qualificata e immediata disponibilità di servizi consulenziali. I soggetti interessati sono principalmente, ma non esclusivamente, i dottori commercialisti e gli esperti contabili, da sempre a fianco dell’imprenditore su questi temi.

Occorreranno molti anni di statistiche per misurare il miglioramento delle imprese a seguito dell’introduzione degli adeguati assetti organizzativi, ma nel tempo si potranno constatare la riduzione del numero e dell’entità dei dissesti e delle insolvenze e la conseguente conservazione dei livelli occupazionali.

A fronte di tali benefici attesi di medio periodo, non dovrebbe stupire, ma anzi essere benvenuto, un intervento legislativo sul fronte dell’incentivo per gli early-adopters, sotto forma ad esempio di credito di imposta, analogamente a quanto già fatto quando si è ritenuto fondamentale un’accelerazione dell’adozione di comportamenti virtuosi per il Paese riguardo al risparmio energetico o alla sicurezza sul lavoro.

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