Rapporti di lavoro

Al Sud non nasce il lavoro: solo 40mila i posti in più

di Valentina Melis

I nuovi posti di lavoro creati nel 2018 sono stati per l’87% al Centro-Nord e per il 13% al Sud. Per capire quanto è ampio il divario geografico nei ritmi di crescita dell’occupazione (regolare) basta un numero: in tutte le regioni del Sud e nelle Isole sono arrivati appena 40.614 nuovi contratti, la metà dei quali part-time. Un dato in linea con quello del solo Veneto, che ha registrato 40.329 nuove posizioni.

È il quadro che emerge dal Rapporto della Banca d’Italia sull’Economia delle Regioni italiane, che sarà presentato giovedì a Milano alle 15 nella sede di via Cordusio 5.

Per analizzare la dinamica territoriale del mercato del lavoro, è stata considerata la distribuzione delle 306.656 attivazioni “nette” di contratti del settore privato, cioè quello che resta come differenza tra gli 11,36 milioni di rapporti avviati nel 2018 e gli 11 milioni cessati nello stesso anno.

Sempre più part-time «involontario»

In un quadro che vede diminuire costantemente i nuovi posti disponibili dal 2016 in poi - dopo il boom delle assunzioni avvenuto nel 2015 con la spinta dello sgravio contributivo triennale per i datori di lavoro - la metà delle posizioni “nette” create in Italia è localizzata in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Il deserto di chance occupazionali al Sud è fotografato nei 452 nuovi posti disponibili in Molise e dai 612 della Calabria.

Peraltro, la quota dei contratti part-time sul totale delle assunzioni, cresciuta in modo pressoché omogeneo fino al 2015, ha poi continuato ad aumentare solo nel Mezzogiorno, dove è arrivata al 50% dei nuovi rapporti attivati. Al Sud - fanno notare gli economisti della Banca d’Italia che hanno curato il Rapporto - il part-time è per l’80% involontario, cioè non dovuto a esigenze del lavoratore o della lavoratrice, bensì a una carenza di domanda. Un altro fattore da sottolineare per completare il difficile quadro economico del Sud, secondo gli autori dello studio, è il flusso costante di lavoratori verso il Nord e verso l’estero.

Nel triennio 2015-2018 al Centro-Nord le assunzioni per professioni con qualifica medio-alta sono aumentate in media del 3% all’anno, mentre hanno ristagnato nel Mezzogiorno. Le posizioni con una bassa qualifica hanno avuto invece un incremento simile in entrambe le aree (del 9% circa).

Il bicchiere mezzo vuoto degli incentivi

Gli incentivi alle assunzioni introdotti dal 2015 in poi - anche abrogando il vecchio bonus per i disoccupati di lunga durata previsto dalla legge 407 del 1990 - hanno favorito la stabilizzazione dell’occupazione al Sud, ma non ne hanno alimentato l’espansione. Secondo Banca d’Italia, «nel Mezzogiorno, nonostante la parziale cumulabilità tra l’esonero contributivo per favorire l’occupazione giovanile e il bonus Occupazione sviluppo Sud, l’importo degli incentivi è risultato complessivamente meno generoso di quanto previsto non solo da quelli del 2015 ma anche, per i disoccupati di lunga durata, dal sistema vigente fino al 2014».

Infine, il Rapporto offre una chiave di lettura del boom di trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato avvenuta nel 2018 : + 86,4% su scala nazionale e oltre il 100% per i giovani under 35 del Centro-Nord. A spiegare la metà di queste stabilizzazioni è il forte aumento di contratti a termine siglati tra il 2017 e il 2018, dopo le assunzioni stabili fortemente incentivate nel 2015. C’è stato dunque un effetto “meccanico” legato all’aumento della platea dei contratti potenzialmente interessati alla stabilizzazione. Il resto dell’incremento è dovuto al sistema degli incentivi, che ha premiato anche le trasformazioni, e alla stretta normativa introdotta dal Dl 87/2018 (il cosiddetto decreto “dignità”) per i contratti a termine oltre l’anno di durata.

Vedi il grafico: I nuovi posti di lavoro creati nel 2018

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