Rapporti di lavoro

Una spinta ai posti di lavoro solo con procedure semplici

di Alessandro Rota Porta

Anche la legge di Bilancio 2021, seguendo uno stile consolidato da qualche anno, propone alcune agevolazioni per stimolare nuova occupazione. Certamente, lo spirito nobile di queste iniziative va apprezzato, a maggior ragione se calato in questa particolare fase, nella quale l’emergenza Covid sta mettendo a dura prova la tenuta del mercato del lavoro. Ma l’analisi del quadro complessivo degli incentivi alle assunzioni merita alcune considerazioni di respiro un po’ più ampio.

Partiamo, in primo luogo, dalle caratteristiche principali delle novità. Il Ddl bilancio propone essenzialmente tre misure, soggette a preventiva autorizzazione della Commissione europea: due sono quelle riservate a favorire nuove assunzioni di giovani under 36 – con un occhio di riguardo al Sud – e di donne (con un rafforzamento dell’agevolazione introdotta nel 2012). Qui il massimo risparmio che il datore di lavoro può conseguire mensilmente è pari a 500 euro, essendo appunto fissato un limite massimo annuo di 6mila euro di bonus.

La terza agevolazione – sotto forma di decontribuzione – è, invece, volta a mantenere i livelli occupazionali nelle aree svantaggiate del Sud.

Il perimetro degli incentivi alle assunzioni, però, è molto più vasto rispetto alle new entry appena descritte, perché ci sono altri benefici già esistenti, più o meno datati e indirizzati ai target più disparati. Per citarne alcuni: apprendisti; over 50; lavoratori in Cigs; percettori di Naspi; detenuti; percettori del reddito di cittadinanza; disabili; giovani under 35. Peraltro, quest’ultimo esonero contributivo – il cui riadattamento al requisito anagrafico under 30 è già previsto dalla normativa in materia – andrà coordinato con il nuovo esonero del Ddl bilancio per evitare la sovrapposizione tra i due aiuti.

Il datore di lavoro si trova dunque di fronte a un vero e proprio intreccio di norme e di prassi operative che disciplina queste misure, senza un comune denominatore e caratterizzato da procedure applicative differenti. Insomma, un sistema che spesso disorienta chi deve gestire le varie misure e rischia di metterle in competizione tra loro. Per queste ragioni la storia statistica ci insegna che spesso la politica degli aiuti spot e assoggettati a frequenti cambiamenti di regole disorienta le aziende, lasciando poco appeal in termini di reale efficacia occupazionale.

A ciascuna misura, poi, è connesso uno specifico sistema di condizioni: il rispetto di questi vincoli è essenziale per l’effettiva spettanza dell’incentivo. Per restare sulle novità del Ddl bilancio 2021, le assunzioni dei giovani under 36 potranno essere agevolate solo per i datori che non abbiano proceduto nei sei mesi precedenti l’assunzione, né procedano nei nove mesi successivi a licenziamenti individuali per giustificato motivo oggettivo o a licenziamenti collettivi, nei confronti di lavoratori inquadrati con la stessa qualifica, nella stessa unità produttiva.

Per le donne, il bonus spetta solo se si realizza un incremento occupazionale netto, calcolato in base alla differenza tra il numero dei lavoratori di ciascun mese e il numero dei lavoratori mediamente occupati nei 12 mesi precedenti.

In conclusione, pare assai difficile che l’impianto incentivante proposto dalla manovra di Bilancio possa portare a effetti dirompenti in termini di nuova occupazione, a meno che non si delinei un meccanismo operativo semplificato e di facile fruizione in sede di approvazione definitiva.

Il modello a cui tendere può essere quello della decontribuzione Sud, perché non necessita di domande da parte dell’azienda e abbatte l’onere contributivo per il solo fatto che il rapporto di lavoro si svolge in una delle regioni individuate. Solo con ricette semplici e applicabili in modo automatico si può sperare di dar vita a stimoli efficaci.

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