Previdenza

Labirinto Cig: così si trova la via d’uscita

di Ornella Lacqua, Alessandro Rota Porta

Il quadro degli ammortizzatori previsti per far fronte all’emergenza Covid si presenta come un vero e proprio ginepraio: è tutt’altro che agevole districarsi tra le diverse misure disposte dal pacchetto di norme negli ultimi mesi. Oltre alle disposizioni legislative, anche le indicazioni di prassi si sono susseguite a un ritmo frenetico. Dal 12 marzo a oggi sono stati emanati dall’Inps 25 atti, tra circolari e messaggi, senza contare le disposizioni interne, i vari comunicati stampa e le Faq sul tema.

Intanto, non essendo stata prevista una tipologia univoca di integrazione salariale Covid ma essendo state declinate a questa finalità quelle esistenti, la singola azienda deve individuare innanzitutto lo strumento al quale può accedere, tra: cassa integrazione ordinaria, assegno ordinario del Fondo di integrazione salariale (Fis) o dei Fondi di solidarietà bilaterali alternativi, cassa integrazione in deroga (con una fattispecie ad hoc per le aziende che hanno sedi in più di cinque regioni), cassa integrazione per il settore agricolo (Cisoa). Ulteriori ipotesi sono quelle delle imprese che all’inizio dell’emergenza avevano già in corso un trattamento di cassa integrazione straordinaria o di assegno di solidarietà del Fis.

A seconda dell’istituto, cambiano le procedure gestionali da seguire per le istanze, le durate, le tempistiche da rispettare per gli adempimenti, i criteri di fruizione, le modalità di pagamento.

Il perimetro di regole, peraltro, non è definitivo ma è ancora in piena evoluzione: dopo l’emanazione del Dl 18/2020 «cura Italia» (convertito dalla legge 27/2020), che rappresenta il punto di riferimento legislativo, sono intervenute le modifiche del Dl 34/2020 (Rilancio), in fase di conversione in legge. Quest’ultimo provvedimento sta imbarcando anche le ultime disposizioni del Dl 52/2020.

Tra caos di norme e rischi di ispezioni

I comportamenti dei datori di lavoro sono già sotto la lente dei controlli ispettivi: è di pochi giorni fa l’annuncio dell’Ispettorato nazionale del lavoro che, dopo il periodo di sospensione delle attività per il coronavirus e l’inizio della Fase 2, ha fatto scattare le verifiche sulla corretta e legittima fruizione degli ammortizzatori sociali Covid da parte di aziende e lavoratori interessati.

Nel grafico pubblicato in questa pagina sono state schematizzate le linee da seguire per non perdersi in questo labirinto, in relazione ai principali strumenti messi in campo dopo quelli che erano stati dedicati a datori e dipendenti ubicati nelle prime «zone rosse».

L’azienda deve rispettare gli obblighi di informativa e consultazione sindacale, e raggiungere specifici accordi se richiesto dalle norme.

La cassa in deroga segue un doppio binario: affidata alle Regioni per le prime nove settimane. Poi l’interlocutore diventa l’Inps. Inoltre, per questa misura non conta l’uso effettivo dell’ammortizzatore, ma i periodi autorizzati.

Una volta esaurita la fruizione degli ammortizzatori Covid, alle aziende – salvo ulteriori rifinanziamenti – non resterà, per chi potrà accedervi, che ricorrere agli ammortizzatori nella loro veste ordinaria: alcuni ci stanno già provando in questi giorni. La priorità dovrebbe essere una vera semplificazione degli strumenti e delle procedure: a nulla servirà una riforma degli ammortizzatori sociali se le procedure gestionali non avranno come faro quello della chiarezza e della semplificazione vera.

Gli strumenti per affrontare l’emergenza

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