Rapporti di lavoro

Alleanza contro il caporalato

di Francesco Prisco

Tutto partì dopo le morti sui campi dell'estate scorsa e il conseguente movimento d'opinione che unì tutti. Il ddl contro il caporalato avrebbe dovuto rappresentare la risposta del legislatore a un fenomeno vecchio quanto l'agricoltura stessa: si prospettava un rapido iter parlamentare ma, a sei mesi dal varo da parte del consiglio dei ministri e a una manciata di settimane dall'avvio della campagna 2016, la proposta di legge è ancora ferma al Senato.

Qualcosa, in ogni caso, si muove: nei prossimi giorni a Roma sarà sottoscritto dai ministeri di Lavoro, Interno e Politiche agricole, dalle regioni interessate, da associazioni di categoria, enti di volontariato e parti sociali un protocollo d'intesa che, per l'estate prossima e fino al 31 dicembre, farà partire in via sperimentale nei territori di Bari, Caserta, Cosenza, Foggia, Lecce, Potenza, Ragusa e Reggio Calabria un'iniziativa di assistenza ai lavoratori che rischiano di finire nelle maglie del caporalato. Un progetto pilota, finanziato con risorse attinte dal Pon Legalità, attraverso il quale saranno attivati servizi quali il trasporto gratuito sui campi, istituzione di presidi medico-sanitari mobili, apertura di centri di assistenza negli immobili sequestrati alla criminalità organizzata, distribuzione gratuita di acqua potabile, informazione e orientamento al lavoro, anche mediante sportelli, e non ultima la destinazione in via sperimentale di immobili demaniali per accogliere lavoratori in situazione di emergenza. Non è in ogni caso il contenuto del ddl che, tra le altre cose, prevede l'arresto in flagranza di reato e la confisca dei beni per i caporali, attenuanti per chi collabora, indennizzi per le vittime, nonché il rafforzamento della Rete del lavoro agricolo di qualità. È dall'inizio dell'anno che il testo in questione giace in Senato. Sul tema nei giorni scorsi è intervenuto lo stesso ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. «La Legge la voglio», ha detto, spiegando che è «necessario che il Senato costruisca le condizioni per accelerare, usando tutti gli strumenti a disposizione. Io mi metto a disposizione per la parte di responsabilità del governo». Una soluzione potrebbe essere quella di blindare il testo, arrivando a un'approvazione del Senato in seduta legiferante. Ma i margini perché ciò avvenga prima della campagna estiva appaiono comunque strettissimi. E le stime riguardanti il fenomeno continuano a destare allarme sociale. Secondo l'Osservatorio “Placido Rizzotto” di Flai Cgil, sarebbero circa 450mila tra italiani e stranieri i lavoratori vittima del caporalato, per una crescita rispetto alla precedente rilevazione stimata tra le 30mila e le 50mila unità. Un fenomeno che tende a trasformarsi sempre di più in un sistema organizzato, connesso con le attività illecite delle mafie e diffuso un po' su tutto il territorio nazionale. Un fenomeno ascrivibile a un'economia sommersa che in Italia si aggira tra i 14 e i 17,5 miliardi. Credibile un'accelerazione dell'iter che porti all'approvazione rapida del ddl? «Non mi sembra – risponde Stefano Mantegazza, segretario generale di Uila Uil – che ci siano i presupposti. Il Senato sarà chiamato a pronunciarsi anche su emendamenti importantissimi, come quelli su tracciabilità dei prodotti, bollino etico e bonus per le aziende che aderiscono alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Strumenti indispensabili per rendere il provvedimento efficace». Ivana Galli, segretario generale di Flai, parla di «ritardi difficilmente spiegabili nell'iter di approvazione. Arrivare alla campagna 2016 senza la legge sarebbe una sconfitta gravissima. Anche per le aziende serie che subiscono concorrenza sleale da quanti ricorrono ai caporali». Secondo Luigi Sbarra, segretario generale di Fai Cisl, «occorre ora accelerare su questo testo e attivare le declinazioni della cabina di regia e della Rete del lavoro agricolo di qualità per stabilire convenzioni, valorizzare contrattazione di secondo livello e bilateralità, promuovere politiche attive, orientare i controlli in modo partecipato».

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