Rapporti di lavoro

Indicatori e politica globale per centrare la parità di genere

di Aldo Bottini

La certificazione della parità di genere è una delle misure previste dal Pnrr (missione 5C1), sostenuta da 10 milioni di euro di finanziamento. Del resto, la parità di genere è indicata come un obiettivo prioritario a livello internazionale (Agenda Onu 2030, Eu Gender equality strategy 2020-2025).

Dal un punto di vista legislativo, lo strumento della certificazione è stato introdotto nel nostro ordinamento con la legge 162/2021 (cosiddetta legge sulla parità salariale), che ha portato significative modifiche al Codice delle pari opportunità (Dlgs 198/2006), innovando anche il concetto di discriminazione e ampliando gli obblighi relativi al rapporto biennale sulla situazione del personale, con particolare riferimento alle differenze uomo/donna.

Obiettivi e benefici

La certificazione si propone di incentivare le imprese ad adottare politiche di riduzione del divario di genere. Consiste nella attestazione delle politiche e delle misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre tale divario in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità.

La certificazione consente di beneficiare di alcune agevolazioni (si veda la scheda a fianco) ma c’è anche l’aspetto reputazionale da non sottovalutare. Nelle stesse linee guida Uni si legge che «l’attribuzione di una verifica di conformità in base allo score finale consente agli stakeholder di riconoscere la validità e l’efficacia dei processi implementati internamente, con ricadute positive in termini reputazionali del brand ed economici». E quanto sia sempre più importante il profilo reputazionale di un’azienda è testimoniato dalla crescente attenzione di consumatori e investitori ai criteri di valutazione Esg (enviromental, social, governance), all’interno dei quali l’impegno per la parità di genere può a buon diritto rientrare.

Parametri chiave

Per ottenere la certificazione è necessario che sia verificata la sussistenza di una serie di parametri minimi, dettagliatamente individuati nelle linee guida contenute nella prassi di riferimento Uni/Pdr 125:2022 pubblicata il 16 marzo 2022 e “validata” dal decreto ministeriale 29 aprile 2022, pubblicato il 1° luglio 2022. Le linee guida contengono specifici indicatori di performance (Kpi), attraverso i quali misurare il grado di maturità di un’organizzazione sotto il profilo della parità di genere, raggruppati in sei macroaree: cultura e strategia, opportunità di crescita neutrali per genere, governance, processi Hr, tutela della genitorialità e conciliazione vita lavoro, equità remunerativa per genere.

A ogni Kpi è associato un punteggio, che viene ponderato in relazione al peso percentuale attribuito alla macroarea di appartenenza. I Kpi sono di tipo qualitativo (presenza o meno di servizi, policy e interventi finalizzati al riequilibrio di genere) e quantitativo (percentuali di scostamento positivo – e comunque in crescita - rispetto ai valori medi del settore per quanto riguarda retribuzioni, carriere, presenza ai vertici del personale femminile). Per conseguire la certificazione occorre raggiungere il punteggio minimo complessivo del 60 per cento.

Ma non basta. L’azienda che aspira alla certificazione dovrà dotarsi di una politica globale di parità di genere e del relativo sistema di gestione. In pratica si tratta di avere un documento formale, da pubblicare sul proprio sito, nel quale l’organizzazione definisce il quadro generale all’interno del quale devono essere individuati le strategie e gli obiettivi riguardanti l’uguaglianza di genere. Devono essere assegnate risorse e budget adeguati al raggiungimento degli obiettivi e deve essere nominato un comitato guida di alto profilo (ne fanno parte l’amministratore delegato o un delegato della proprietà e il direttore del personale o figura equivalente) che deve in primo luogo redigere un piano strategico che definisca per ogni tema, identificato dalla politica globale, «obiettivi semplici, misurabili, raggiungibili, realistici, pianificati nel tempo ed assegnati come responsabilità di attuazione».

Certificatori

La certificazione viene rilasciata da organismi di certificazione specificamente accreditati. All’accreditamento provvede Accredia, unico ente italiano a ciò deputato, che il 29 aprile 2022 ha emanato la circolare tecnica Dc 11/2022 contenente i relativi requisiti. A oggi, risultano quattro organismi accreditati, ma altri sicuramente seguiranno.

Tutti gli strumenti normativi e regolamentari che servono per avviare il processo di certificazione sono dunque disponibili e ci sono già le prime aziende certificate (una decina circa). È altresì imminente la pubblicazione di bandi per agevolare, con fondi Pnrr, la certificazione nelle piccole e medie imprese. Alle aziende non resta quindi che incamminarsi su questo percorso, partendo da un’analisi che individui, alla luce dei Kpi fissati dalle linee guida Uni, criticità e carenze da colmare per poter aspirare a essere certificati.

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