Previdenza

La leva della filiera per il reimpiego

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di Mauro Pizzin e Matteo Prioschi

Per favorire il reimpiego dei lavoratori che hanno perso o stanno perdendo il posto si sta cercando anche di mettere assieme domanda e offerta di lavoro fra aziende dello stesso settore, ragionando in una logica di filiera. All’obiettivo lavora l’Agenzia nazionale per le politiche attive, partendo dal settore delle telecomunicazioni. Lo ha anticipato ieri il presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte, durante la nona edizione di «Tuttolavoro», l’evento organizzato dal Sole 24 Ore nella sede milanese di via Monte Rosa.

«Stiamo cercando di cambiare la cultura di questo Paese attraverso leve concrete – ha sottolineato Del Conte – e per questo, grazie a un accordo con Asstel, negli ultimi mesi abbiamo avuto tanti incontri con multinazionali per realizzare una rete d’interscambio del lavoro. Siamo partiti dalle telecomunicazioni, un settore in cui molte aziende si stanno convertendo e si sono poste il problema dell’impatto a livello occupazionale di queste operazioni, perché in parte riconvertiranno il personale, ma in parte ricorreranno alla mobilità. I dipendenti coinvolti possono avere una rioccupabilità in altre aziende di settore e per questo è fondamentale creare un sistema che consenta la mobilità fra attori del mercato del lavoro».

Nel convegno è emerso che, oltre alla leva delle politiche attive, un’altra carta da spendere per aumentare la forza lavoro è quella degli incentivi in entrata, grazie a quegli sgravi contributivi che l’ultima legge di Bilancio (la 205/2017) ha reso strutturali per i giovani.

Uno strumento importante, secondo il direttore dell’Area Lavoro e Welfare di Confindustria, Pierangelo Albini, ma non risolutivo. «In questi ultimi tre anni – ha spiegato Albini – si è visto che le politiche degli incentivi hanno avuto degli effetti sulle scelte aziendali, ma non sono queste misure a determinare effetti sul trend occupazionale del Paese».

Per Del Conte questi strumenti, che agiscono su platee e territori diversi, hanno comunque consentito di portare a casa importanti risultati e altri dovrebbero arrivare dopo la stabilizzazione delle misure. «Rendere strutturale il taglio cuneo contributivo sui giovani – ha evidenziato il presidente dell’Anpal – dà garanzie di stabilità. Ricordo, sul punto, che comunque grazie ai 730 milioni disponibili per il 2017 sono stati sottoscritti 192mila contratti a tempo indeterminato. Vorrei tuttavia citare anche un’altra misura importante prevista nella legge di bilancio come l’anticipazione dell’assegno di ricollocazione già durante la Cigs: un aiuto per lavoratori già occupati mai visto prima».

Anche per il vicepresidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, Vincenzo Silvestri, «l’utilizzo dei bonus non può essere l’unica politica per migliorare il tasso di occupazione: scelte di questo tipo sono state effettuate dagli anni Sessanta e se siamo ancora qui a discuterne è palese che non bastano». Più di qualche critica può essere mossa anche sul fronte della fruibilità degli sgravi, non sempre agevole per l’intrecciarsi di normative comunitarie e nazionali. «La legge – ha sottolineato Silvestri – prevede, in particolare, che il lavoratore non abbia mai usufruito in precedenza di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, e qui dovrebbe intervenire una banca dati dell’Anpal che però fotograferà la situazione solo dal 2008, visto che le comunicazioni obbligatorie partono da quella data. Per il pregresso dovrebbe invece intervenire l’Inps, ma ci è stato detto che anche queste informazioni – come quelle dell’Anpal – non avranno valore certificatorio ma solo informativo. Di conseguenza, se si assume un lavoratore sulla base di questi dati, ma poi si scopre che la situazione è diversa, si dovranno restituire questi sgravi e forse ci saranno gli sconti sulle sanzioni applicando solo gli interessi legali».

Giudizio complessivamente positivo per la semplificazione normativa conseguente al Jobs act è stato espresso da tre responsabili delle risorse umane: Antonio Nigro, human resources director Riello Group; Clemente Perrone, chief human resources & organization officer Sirti; Ugo Tutino, direttore risorse umane Gruppo Finiper. Mentre meno efficaci si sono rivelati, almeno per il momento, gli strumenti di flessibilità in uscita per i lavoratori più anziani, con la conseguenza che ora nelle aziende si trovano a lavorare fianco a fianco quattro generazioni, con la necessità di formare i responsabili per gestire al meglio tale diversità. Quanto alla riqualificazione, Nigro ha sottolineato che finora i lavoratori in uscita hanno preferito un contributo economico alla formazione. Segno che su questo fronte c’è ancora molta strada da percorrere anche a livello culturale.

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