Come cambiano i costi dei licenziamenti
Licenziamenti collettivi a caro prezzo dal 2018. Il disegno di legge di Bilancio all’esame del Senato prevede infatti un raddoppio del cosiddetto ticket sui licenziamenti, in caso di procedure collettive, per le aziende tenute a contribuire al finanziamento della cassa integrazione straordinaria, in base all’articolo 23 del Dlgs 148/2015, di riforma degli ammortizzatori sociali.
Dopo la mobilità
In caso di licenziamenti collettivi, fino al 31 dicembre 2016, era obbligatorio per le aziende versare il contributo di ingresso alla mobilità. Dal 1°gennaio 2017, con l’uscita di scena della mobilità, a tutte le tipologie di licenziamento è stato applicato il ticket introdotto dalla legge «Fornero» (legge 92/2012, articolo 2, commi 31-35), per finanziare l’Aspi, l’assicurazione sociale per l’impiego che aveva preso il posto della vecchia indennità di disoccupazione (e che si è trasformata in «Naspi» dal 2015).
Il ticket è una “tassa”a carico dei datori di lavoro che licenziano personale con diritto all’indennità di disoccupazione, che serve a finanziare gli ammortizzatori sociali. Sempre dal 1° gennaio 2017, nei casi di licenziamento collettivo in cui la dichiarazione di eccedenza del personale non sia stata oggetto di un accordo sindacale, il ticket dovuto va moltiplicato per tre. In più, a differenza del contributo legato alla mobilità, che poteva essere versato a rate, il ticket sui licenziamenti va versato in un’unica soluzione.
Il calcolo
Ma come di calcola il ticket sui licenziamenti? Oggi è una somma pari al 41% del massimale Naspi (l’importo massimo mensile della prestazione a sostegno del reddito per chi ha perso il lavoro) da versare per ogni 12 mesi di anzianità aziendale del lavoratore negli ultimi tre anni. Dato dunque un massimale Naspi che per il 2017 è di 1195 euro, il 41% vale 490 euro, e la misura massima del contributo (relativa a tre anni di anzianità) è di 1470 euro. Per il licenziamento collettivo senza accordo sindacale, questo contributo va moltiplicato per tre: per ciascun lavoratore licenziato, il datore dovrà versare dunque 4.410 euro.
L’articolo 20 del Ddl di Bilancio 2018 prevede di innalzare il contributo dovuto all’82% del massimale Naspi per ciascun lavoratore di un’azienda in campo Cigs coinvolto in un licenziamento collettivo. Con i livelli Naspi del 2017, la somma massima da versare per ciascun lavoratore passerebbe dunque a 2.940 euro. Che moltiplicato per tre, in caso di mancanza dell’accordo sindacale, diventa una somma di 8.820 euro.
L’impatto sulle aziende
L’impatto del raddoppio del ticket sui licenziamenti può essere rilevante per le aziende, soprattutto quando il numero dei lavoratori coinvolti nella procedura è consistente. Il maggior costo varia da 36.746 euro per un’azienda nella quale i licenziamenti riguardano 25 lavoratori, a quasi 800mila euro in una procedura più ampia che prevede l’uscita di 175 persone.
Lo spartiacque per l’applicazione del rincaro è il 20 ottobre 2017: per come è scritta oggi la disposizione del Ddl Bilancio, saranno escluse dall’aumento le procedure di licenziamento collettivo avviate entro questa data.
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