Divario Nord-Sud e rating sono i nodi da sciogliere
Cresce il ricorso al Fondo di garanzia da parte di Pmi e professionisti, anche alla luce delle nuove modalità operative entrate in vigore quest’anno. Restano però alcune criticità, come la distribuzione territoriale delle richieste e il meccanismo di attribuzione del rating.
Se si considerano non solo i liberi professionisti, ma anche le piccole e medie imprese, l’ultima fotografia, questa volta con il fermo immagine a fine maggio, mostra che complessivamente sono state presentate ben 57.259 domande di accesso, in aumento del 12% rispetto allo stesso periodo del 2017. Rispetto alle richieste presentate, ne sono state accolte 55.618, con una performance in miglioramento di circa il 12% rispetto al 2017. Anche i dati sul finanziato e sul garantito appaiono del tutto apprezzabili, con oltre 8 miliardi di euro di finanziamenti concessi, garantiti per oltre 5,7 miliardi di euro.
Leggendo però nelle pieghe del report statistico delle operazioni ammesse si apprende che in Lombardia sono state finanziate operazioni del valore doppio di quelle finanziate in Campania, con 9.538 pratiche esaminate in Lombardia contro le 5.324 campane. Curioso il dato della Sicilia che, con 5.674 pratiche approvate ha comportato l’erogazione di meno di un terzo di quanto concesso in Lombardia.
Altra curiosità: l’importo finanziato in Veneto è del tutto speculare a quello della Lombardia (1,6 miliardi di euro) anche se con minori pratiche esaminate (6.756).
Indicativo anche il dato della Calabria, con solo 774 pratiche finanziate per 998mila euro. Insomma, sembra di capire che il Fondo di garanzia non è servito da elemento di perequazione nella distribuzione delle risorse fra le aree più ricche e quelle meno agiate del Paese, solitamente anche con maggiori difficoltà di accesso al credito.
I paradossi nelle valutazioni
Vanno poi analizzate con maggiore attenzione alcune critiche avanzate da un gruppo di analisti sul meccanismo di attribuzione del rating alle domande presentate. Tra queste, l’indice calcolato in funzione del rapporto fra oneri finanziari e Mol (margine operativo lordo). Stando alle analisi condotte, infatti, sembrerebbe che, «mantenendo invariate tutte le altre variabili,le simulazioni effettuate con Mol via via decrescenti portino all’attribuzione di classi di valutazione prima decrescenti e poi crescenti» generando risultati inattesi in sede di attribuzione della classe di valutazione e addirittura del giudizio di ammissione agli interventi del Fondo.
In pratica, imprese con risultati di esercizio e Mol negativi comparativamente peggiori rispetto a quelli mostrati da altre imprese risulterebbero ammesse ai benefici contrariamente alle seconde. Si tratta di un dato che, se confermato, genererebbe una distorsione nel meccanismo di accesso al Fondo.