Contrattazione

L’intento di punire i rapporti flessibili si è rivelato poco efficace

di Alessandro Rota Porta

Il decreto 87/2018, tra le modifiche introdotte, porta con sé l’ennesimo balzello in termini di costo del lavoro: se da un lato anche l’attuale Governo ha già annunciato un taglio al cuneo fiscale, la realtà è che il provvedimento appena varato introduce un aggravio di oneri a carico dei datori di lavoro.

Si tratta dell’incremento dei contributi Inps per i contratti a tempo determinato, poiché, dall’entrata in vigore della norma (cioè da sabato 14 luglio), ogni rinnovo di un rapporto di lavoro a termine, anche in somministrazione, comporterà l’esborso dello 0,50% in più (sulla retribuzione imponibile), a carico del datore.

L’intento dichiarato è quello di scoraggiare le assunzioni flessibili in favore del contratto a tempo indeterminato ma i dati occupazionali dimostrano che – nonostante l’adozione di questa impostazione (era stata la riforma Fornero a introdurre la “tassa” sul contratto a termine) – non sia stato ottenuto l’effetto voluto. L’innalzamento della contribuzione sul lavoro a tempo si ripercuote anche sulle agenzie per il lavoro, che andranno, ovviamente, a caricare il costo sostenuto nei confronti dell’utilizzatore.

Insomma, come si evince dagli esempi riportati a lato, stiamo assistendo a un’ ulteriore spinta in alto dell’onere contributivo, non compensata da una politica di tagli strutturali. Peraltro, sempre con la legge 92 del 2012, per far fronte al finanziamento dell’indennità di disoccupazione (la Naspi), le aziende sono state chiamate a versare anche il cosiddetto ticket in caso di licenziamento del lavoratore assunto a tempo indeterminato.

Sul fronte opposto, ossia quello delle agevolazioni, le misure attualmente disponibili non sono coordinate tra loro ma rappresentano vantaggi (spesso esigui) limitati a questa o quella nicchia.

Escludendo il contratto di apprendistato, che rimane la forma contrattuale più conveniente dal punto di vista economico, per trovare altri incentivi bisogna riferirsi a particolari categorie di soggetti e rapportarsi con le diverse regole che caratterizzano ciascun bonus: è il caso dello sconto (strutturale) del 50% dei contributi sulle assunzioni tempo indeterminato di soggetti under 35, introdotto dalla legge di Bilancio 2018.

Il quadro tracciato dimostra, in sostanza, la scarsa efficacia di interventi che mirano a colpire anziché agevolare una forma contrattuale piuttosto che un’altra, o una determinata platea di lavoratori: semmai, se si vorranno ottenere risultati incisivi, la strada da percorrere dovrà essere quella di un taglio trasversale del costo del lavoro, mixato a regole semplici di gestione dei rapporti.

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