Contrattazione

Continua la discesa dei contratti a termine

di Claudio Tucci

Per il secondo mese consecutivo il saldo dei contratti a termine (vale a dire, le attivazioni meno le cessazioni) resta negativo, -58.824 rapporti (che segue i -98.611 contratti di agosto - la variazione netta di settembre 2018 è più del doppio rispetto ai -23.947 rapporti registrati un anno fa, a settembre 2017). Segno negativo pure nei saldi dei contratti stagionali (a settembre -159.094 rapporti) e di quelli in somministrazione (-2.257), a testimonianza delle forti incertezze nell’applicazione delle nuove e più onerose regole sui contratti temporanei introdotte a luglio dal decreto dignità, seppur stemperate con un periodo transitorio più soft previsto dal Legislatore, ma scaduto lo scorso 31 ottobre.

La fotografia scattata ieri dall’Inps, nell’Osservatorio sul precariato, evidenzia anche una “ripresina” dei contratti a tempo indeterminato, la variazione netta, a settembre, è stata di +19.357 rapporti (+168.937 se si parte da gennaio), e c’è pure qualche trasformazione a tempo indeterminato in più di contratti a termine (a settembre sono state 38.217, contro le 36.537 di agosto e le 24.895 di settembre 2017 - numeri positivi, ma minori rispetto al calo generalizzato dei contratti precari).

Il punto è che l’occupazione complessiva non cresce, a settembre l’Istat ha contato 34mila lavoratori in meno; complice, in prima battuta, un andamento fiacco della nostra economia, accompagnato da un clima di disorientamento degli operatori (a ciò si aggiunga la recente sentenza della corte costituzionale sul Jobs act che, di fatto, lascerà mano libera ai giudici nel determinare, in via discrezionale, i ristori economici in caso di licenziamento illegittimo nelle tutele crescenti - oltre alla conferma del contributo aggiuntivo dello 0,5% per ogni rinnovo di contratti di somministrazione e stagionali). La cassa integrazione continua a calare, le domande di disoccupazione invece salgono (223.555 istanze, +1,9% su settembre 2017).

Il governo vede il bicchiere mezzo pieno: «A noi interessa il ritorno alla crescita dei contratti a tempo indeterminato, e le stabilizzazioni nei mesi di luglio, agosto, settembre 2018 sono quasi il doppio rispetto allo stesso periodo 2017», commenta Pasquale Tridico, professore di economia del Lavoro all’università di Roma Tre, e consigliere economico del ministro Luigi Di Maio. Più cauto Pietro Reichlin, economista all’università Luiss di Roma: «La stretta sui rapporti flessibili non sta, per ora, portando le aziende ad aumentare l’occupazione. Certo, il mercato del lavoro risente della congiuntura, e il Pil in frenata non è un segnale incoraggiante. Se l’obiettivo è spingere il tempo indeterminato bisogna puntare sugli incentivi che riducono, in modo robusto, il cuneo».

Del resto, l’attuale sgravio limitato sui giovani non sta tirando: nei primi nove mesi dell’anno su 1.544.000 nuovi rapporti a tempo indeterminato, apprendistato incluso, i contratti agevolati sono risultati pari a 467mila (poco meno di un terzo), di cui appena 86mila riferiti agli under35.

L'andamento dei contratti

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