Previdenza

Con l’assegno di ricollocazione un aiuto a chi cerca un altro posto

di Francesca Barbieri e Valentina Melis

Più politiche attive e meno paletti alla cassa integrazione. Sono queste in estrema sintesi le novità 2018 sul fronte degli ammortizzatori sociali messe in campo dalla legge di Bilancio 2018.

La Manovra interviene in primis sulla stretta dei sussidi passivi operata dal Jobs act (Dlgs 148/2015) che, oltre al definitivo accantonamento della cassa in deroga e all’abrogazione della Cig in caso di fine attività, ha ridotto le durate degli interventi fissando il tetto a 24 mesi nel quinquennio mobile.

Le novità riguardano proprio le durate: per gli anni 2018 e 2019 le imprese con oltre 100 lavoratori e con una rilevanza economica strategica, anche a livello regionale, potranno beneficiare di un ulteriore periodo di integrazione salariale per superare o affrontare le criticità sotto il profilo occupazionale o gestionale. Le possibilità di proroga, a seconda dei casi, possono arrivare a massimo sei mesi o fino a 12 mesi.

Per le imprese (con più di 5 dipendenti) che invece sono escluse da cassa ordinaria e straordinaria, ma rientrano nel raggio di azione del Fis (fondo di integrazione salariale) il 2018 porta in dote l’aumento della quantità di risorse disponibili per i sussidi di sostegno al reddito. Se un’azienda nel 2017 poteva chiedere fino a 4 volte l’ammontare dei contributi versati (lo scorso anno i lavoratori per cui è stata fatta richiesta sono stati oltre 100mila, per una spesa superiore a 115 milioni di euro) dal 2018 la quota è stata portata a 10 volte la contribuzione versata.

Sul fronte delle politiche attive, invece, debutta l’assegno di ricollocazione in “formato aziendale” per estendere ai lavoratori delle imprese in crisi lo strumento di politica attiva che finora è stato sperimentato su una platea selezionata di circa tremila disoccupati (da almeno 4 mesi) che hanno risposto alla chiamata dell’Agenzia nazionale Anpal (su circa 28mila lettere inviate, la percentuale di risposta è stata del 9,1 per cento).

L’idea è di anticipare l’assegno (da 250 a 5mila euro) - che può essere speso in servizi di assistenza intensiva alla ricollocazione, presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro accreditata - nella gestione delle crisi, considerato anche che dal 2017 non ci sono più mobilità e cassa integrazione in deroga.

In caso di accordo con il sindacato, ai lavoratori in Cig straordinaria sarà riconosciuto il diritto a chiedere all’Anpal l’attribuzione immediata dell’assegno di ricollocazione entro 30 giorni dall’accordo per essere accompagnati verso un nuovo lavoro. Il servizio di assistenza intensiva nella ricerca di lavoro potrà avere una durata pari a quella del trattamento straordinario di integrazione salariale e, in ogni caso, non inferiore a 6 mesi e potrà, eventualmente, essere prorogato di ulteriori 12 mesi.

«Malgrado il forte ritardo con cui l’assegno di ricollocazione sta andando a regime – commenta Guglielmo Loy, segretario confederale Uil - la volontà di attivare processi di riqualificazione e ricerca di nuova occupazione durante i periodi di integrazione salariale ha trovato le parti sociali sempre d’accordo. Come tutte le misure di politiche attive avrà un periodo di gestazione piuttosto lungo, ma rappresenta una scommessa su un approccio diverso dalla classica cassa integrazione».

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