Rapporti di lavoro

Professionisti, incarichi «green» in arrivo dalle Pmi

La federazione internazionale dei commercialisti e il Consiglio nazionale tracciano le linee di sviluppo per i consulenti delle aziende: dai report, anche non finanziari, alle analisi del rischio fino alle certificazioni si moltiplicano i campi di intervento

di Valeria Uva

Non più soltanto per le grandi aziende e le multinazionali: la sostenibilità, ambientale e sociale, è un traguardo fondamentale anche per le Pmi, che compongono di fatto la maggior parte del tessuto connettivo economico italiano. A indicare i vantaggi anche per le realtà più piccole e come questi possano essere conseguiti attraverso l’aiuto di un consulente, esperto di analisi strategica aziendale quale il commercialista, è il report “Informazioni sulla sostenibilità per le piccole e medie imprese: le opportunità per i professionisti” messo a punto dall’Ifac (International federation of accountant, l’associazione mondiale dei commercialisti) e tradotto e diffuso dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Questo perché il Consiglio intende puntare molto sulle opportunità professionali che la consulenza in questo campo può offrire ai commercialisti. «La creazione di specifiche competenze sulla materia - si legge nella nota del Cndcec - è una sfida importante per gli iscritti interessati a dotarsi di una specifica professionalità sul mercato, a cui spetta anche il compito di indicare alle aziende i vantaggi competitivi derivanti da un atteggiamento responsabile verso la società e l’ambiente».

La guida

Il vademecum internazionale elenca i vantaggi e i benefici immediati per una Pmi nel raggiungere e comunicare traguardi di sostenibilità, ma fornisce anche le prime indicazioni per gli studi professionali medio piccoli per specializzarsi in servizi di reportistica e certificazione proprio per le Pmi. Per queste realtà i benefici di adottare politiche di sostenibilità vanno ben oltre la semplice “immagine”: per migliorare la performance infatti - sintetizza il documento - la Pmi si sottopone a analisi di rischio e check up che comportano aumento di efficienza, ottimizzazione delle performance e riduzione dei costi. Senza contare che essere compliant rispetto a questi obiettivi migliora il rating creditizio.

Anche se le Pmi sono molto diverse tra loro, per modelli organizzativi e di business, dimensioni e assetto, l’Ifac individua tre aree comuni in cui queste aziende possono ottenere benefici dall’implementazione di obiettivi sostenibili:

1 avere informazioni sulla sostenibilità prontamente disponibili, pertinenti e affidabili che consentono di operare scelte aziendali più informate, di ottimizzare la pianificazione strategica e la gestione del rischio;

2 comunicare le informazioni sulla sostenibilità agli stakeholder esterni e ai partner commerciali;

3 richiedere a un professionista di avviare un incarico con procedure concordate o di acquisire una certificazione indipendente sulle informazioni sulla sostenibilità.

Per quanto riguarda il primo campo, il commercialista può intervenire a vari livelli che vanno dalla reportistica, finanziaria e non, alla definizione e il monitoraggio degli indicatori e degli obiettivi di sostenibilità fino all’accompagnamento alla certificazione volontaria B corp che certifica le performance in materia sociale e ambientale.

Mentre è già realtà - secondo una indagine della stessa Ifac relativa al 2018 - nel 14% degli studi il coinvolgimento dei consulenti fiscali nella comunicazione verso l’interno e verso gli stakeholder delle politiche di sostenibilità (attraverso «la fornitura di servizi di corporate reporting, ad esempio, reporting integrato, sulla sostenibilità e reporting Corporate social responsability»). Infine il professionista può svolgere per conto della Pmi un «incarico con procedure concordate» (definizione che equivale in Italia a incarichi di reportistica e controlli su informative anche non finanziarie). «Un esempio - spiega l’Ifac - potrebbe essere il ricalcolo delle emissioni di gas serra comunicato ad un’autorità di vigilanza». Per tutti questi compiti l’ente internazionale mette a disposizione una serie di procedure e di standard volontari, adottabili come guida.

La preparazione

L’orientamento verso questo nascente mercato comporta per il commercialista un cambiamento di approccio e di mentalità. «Il consulente deve saper gestire tutta la rendicontazione, compresa quella non finanziaria e accrescere le competenze di strategia e controllo di gestione», osservano dal nuovo Consiglio nazionale secondo cui la creazione di specifiche competenze sulla materia è una sfida importante per gli iscritti interessati a dotarsi di una specifica professionalità sul mercato.

Dal canto suo, l’Ifac mette in chiaro come il percorso verso questi servizi sarà diverso da studio a studio. «Possono essere necessari investimenti - specifica il report - per l’assunzione di nuovo personale che abbia specifiche conoscenze ed esperienze, la formazione del personale già in servizio o rapporti di collaborazione con altri studi già qualificati». Come target il suggerimento è di puntare su aziende pubbliche (ad esempio servizi sanitari o sociali) e utilities e non profit, perché hanno spesso una rete di donatori «che hanno interesse a ché le informazioni sulla sostenibilità siano rendicontate».

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