Contrattazione

Alimentare, spunta l’intesa sul lavoro smart

di Cristina Casadei

È ripartito, in forma separata sul fronte datoriale, il negoziato per il contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare. Ieri, c’è stato infatti il primo incontro per il rinnovo quadriennale tra 3 delle 13 associazioni di Federalimentare (Unionfood, Ancit e AssoBirra) e Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil. L’incontro era stato previsto nell’accordo sottoscritto dalle stesse parti il 6 maggio, che ha definito un contratto ponte, valido per il 2020, con un aumento di 21,43 euro e la sospensione dello stato di agitazione, annunciato dal 9 maggio, nelle associazioni che avrebbero firmato. La prima firma che si è aggiunta è stata quella di Mineracqua, seguita da Assica, Assocarni e Unaitalia (associazione della filiera delle carni bianche e delle uova, uscita da Federalimentare ma tornata a interloquire con Fai, Flai e Uila in questo contesto), seguite dai conservieri vegetali di Anicav. Ieri le trattative sono andate avanti con Assobibe e Assolatte, ma ancora in tarda serata non c’era nessuna firma. A questo punto hanno firmato l’accordo con i sindacati 7 delle 13 associazioni di Federalimentare, ossia la maggioranza anche in termini di fatturato e addetti, mentre due sono in attesa di firmare. Mancano inoltre Federvini, Italmopa (mugnai), Assalzoo (alimenti zootecnici) e Assitol (olii) che i sindacati contatteranno nei prossimi giorni.

Fase 2 della contrattazione
Mentre il paese sta affrontando la sua Fase 2, il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, e il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, hanno spiegato che «anche per i contratti nazionali occorre aprire una nuova fase, ed è importante che a partecipare alla ripresa del dialogo siano controparti unite, in nome della responsabilità e di relazioni industriali compatte e ben strutturate». Il negoziato di ieri con Unionfood, Ancit e AssoBirra ha iniziato a trattare diversi temi, tra cui, oltre alla sicurezza sui luoghi di lavoro, ha assunto rilievo lo smart working, a cui i sindacati avevano attribuito un ruolo importante già nella piattaforma sindacale. L’emergenza ha fatto sentire ancora di più «l’esigenza di normare questo strumento a livello nazionale e abbiamo così immaginato l’ipotesi di un accordo sperimentale che potrebbe partire anche subito, in attesa del rinnovo del contratto - dice il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza -. Noi puntiamo a rinnovare un contratto unico con tutte e 13 le associazioni che sia però capace di valorizzare le specificità di ogni settore».

La seconda firma separata
Non è la prima volta che l’alimentare arriva a una firma separata. Due rinnovi fa, all’accordo raggiunto dalla federazione e dai sindacati, mancava il via libera di 6 associazioni, tra cui quelle delle carni, che, come ricorda Mantegazza, «non avevano firmato. Sono poi state recuperate nell’arco di 12 mesi. Le previsioni del contratto, allora, erano comunque diventate effettive per tutti i lavoratori da subito». Questa volta mancano ancora all’appello le sigle di 6 associazioni, ma, ancora prima, nell’accordo ponte e nella trattativa ripresa ieri, sembra mancare la regia di Federalimentare che, però, è prevista dal suo statuto, al punto 2 dell’articolo 2, dove si legge: «La competenza di Federalimentare in materia sindacale riguarda il coordinamento degli associati in ordine alle trattative per i rinnovi del contratto collettivo nazionale di lavoro per l’industria alimentare e i successivi adempimenti; in tale veste Federalimentare assume eventuali delibere in materia sindacale». In questa tornata, la trattativa per il rinnovo è iniziata il 10 settembre con incontri via via sempre più frequenti tra Federalimentare e Fai, Flai e UIla. Le parti non sono però riuscite a trovare una soluzione di sintesi tra i problemi e le opportunità delle diverse associazioni. Il 6 maggio è poi arrivato l’accordo separato.

Valorizzazione delle specificità
Mantegazza sottolinea, nella scelta di negoziare con le singole associazioni, «il fatto di aver individuato un tratto comune, ossia la tutela del potere di acquisto delle retribuzioni. È stato quindi previsto un aumento che deve partire dal 31 dicembre 2019. Sono poi state valorizzate le specificità e le esigenze dei singoli comparti». Solo qualche esempio, «Mineracqua ha una problematica legata al fatto di essere un settore estremamente normato ed è quindi stato costituito un osservatorio apposito, oppure Anicav, un settore labour intensive dove le parti si sono impegnate a trovare soluzioni tese a eliminare qualsiasi effetto di dumping e a prevedere una gestione più rapida della flessibilità - dice il sindacalista -. E così via, sono state individuate le specificità dei settori e sono state immaginate soluzioni per le loro esigenze». Il prossimo incontro per il contratto quadriennale è previsto per venerdì. La volontà sindacale è allargare il tavolo partito ieri con Unionfood, AssoBirra e Ancit e riuscire a costituirne uno dove siano presenti tutte le associazioni di Federalimentare. Ivano Gualerzi della Flai Cgil ribadisce «la necessità di riprendere un confronto negoziale che porti al rinnovo per l’intero quadriennio».

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