Agevolazioni

Certificazione della parità di genere, bonus contributi da chiedere all’Inps

In caso di risorse insufficienti rispetto alle domande, la quota dell’1% sarà ridotta

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di Aldo Bottini

È stato pubblicato ieri l'atteso decreto del ministro del Lavoro, di concerto con i ministri per le Pari opportunità e dell'Economia e delle Finanze, con il quale vengono definiti criteri e modalità della fruizione dell'esonero contributivo per i datori di lavoro privati che conseguano la certificazione della parità di genere. Era l'ultimo tassello mancante al sistema della certificazione, ora completo in tutte le sue parti ma comunque già operativo da alcuni mesi.
Il sistema della certificazione è stato introdotto nel nostro ordinamento con la legge 162/2021 (cosiddetta legge Gribaudo) e costituisce un significativo investimento del Pnrr (Missione 5, Componente 1), che ha fissato come traguardo per l'entrata in vigore il quarto trimestre 2022. Traguardo pienamente rispettato, grazie alla celere predisposizione degli strumenti necessari: in primo luogo le Linee Guida Uni/PdR 125:2022, pubblicate da Uni il 16 marzo 2022 e recepite, come parametri minimi per il rilascio della certificazione, dal Dm 29 aprile 2022, nel quale si specifica anche che al rilascio della certificazione provvedono i soli organismi di valutazione accreditati da Accredia, l'Ente italiano di accreditamento ai sensi del regolamento CE 765/2008, secondo criteri fissati dalla stessa Accredia con la circolare tecnica 11/2022 del 29 aprile 2022. Da allora, risultano accreditati sei organismi, che alla fine di ottobre avevano già rilasciato 23 certificazioni, un numero destinato a crescere considerato l'interesse suscitato dall'istituto.

I vantaggi della certificazione di parità sono infatti significativi. Oltre all'indubbio positivo riflesso reputazionale, c'è la previsione di un punteggio preferenziale nelle richieste di finanziamento e nelle gare pubbliche e di un esonero contributivo in misura non superiore all'1% e nel limite massimo di 50mila euro annui per ciascuna impresa. L'esonero contributivo, originariamente finanziato per il solo 2022, è divenuto una misura stabile, finanziata con 50 milioni annui, per disposizione della legge di bilancio 2022.

Il Dm pubblicato ieri ne definisce criteri e modalità di concessione. L'esonero riguarda le sole aziende private che abbiano conseguito la certificazione di parità di genere. Sono espressamente escluse da tale beneficio le pubbliche amministrazioni. Le aziende in possesso della certificazione potranno inoltrare, esclusivamente per via telematica, la domanda di esonero all'Inps, secondo le istruzioni che l'istituto provvederà a indicare. L'Inps verificherà le domande sulla base delle informazioni in suo possesso (e di quelle trasmesse dal Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio) e ammetterà l'azienda al beneficio per l'intero periodo di validità della certificazione (3 anni).Qualora le risorse risultino insufficienti in relazione al numero di domande complessivamente ammissibili, il beneficio sarà proporzionalmente ridotto.

L'esonero, parametrato su base mensile, sarà fruito dai datori di lavoro mediante riduzione dei contributi previdenziali a loro carico per tutte le mensilità di validità della certificazione. Sempre che la certificazione non venga revocata e non intervengano provvedimenti di sospensione dei benefici contributivi adottati dall'Ispettorato nazionale del lavoro. Va al riguardo ricordato che la certificazione, di durata triennale, è soggetta a monitoraggio annuale e che tanto le rappresentanze sindacali aziendali quanto i consiglieri e le consigliere di parità possono, in base al già citato Dm 29 aprile 2022, segnalare all'organismo di certificazione eventuale criticità riscontrate nell'azienda certificata.

Si attende ora la pubblicazione dei bandi per l'assegnazione di contributi per supportare le piccole e medie imprese nel processo di certificazione, prevista dal Pnrr. L'obiettivo, fissato dallo stesso Pnrr, è l'ottenimento della certificazione da parte di almeno 800 imprese (di cui almeno 450 micro, piccole e medie) entro il secondo trimestre del 2026.

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