I farmacisti dipendenti contro l’iscrizione obbligatoria all’Enpaf
I farmacisti dipendenti contro l’iscrizione obbligatoria all’Enpaf, l’ente nazionale di previdenza e assistenza dei farmacisti.
Con una petizione web (https://www.change.org/noenpafobbligatorio) il Comitato «No Enpaf» chiede al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e ai componenti della XI commissione Lavoro pubblico e privato della Camera di discutere la proposta di legge della deputata Pd Chiara Gribaudo che sottrae i farmacisti non titolari all’onere di versare contributi alla Cassa.
«Siamo lavoratori dipendenti - spiega la farmacista Alessandra Lo Balbo in rappresentanza del Comitato -. Abbiamo già una previdenza che è l’Inps, e vogliamo poter scegliere in autonomia una eventuale previdenza complementare. L’iscrizione all’Enpaf non deve essere obbligatoria per i dipendenti».
La norma predisposta dall’onorevole Gribaudo riguarda «Disposizioni concernenti il regime previdenziale dei farmacisti», una proposta di legge che rappresenterebbe – secondo il Comitato – una «svolta epocale per i farmacisti non titolari, e che finalmente renderebbe giustizia sociale e previdenziale». A oggi, infatti, tutti i farmacisti iscritti all’Albo sono obbligati all’iscrizione d’ufficio all’Enpaf, anche se in regime di lavoro subordinato o se disoccupati. Si tratta di una disposizione risalente al 1946 che, secondo il Comitato, non sarebbe più attuale.
Per questo chiedono che la proposta dell’onorevole Gribaudo, presentata la scorsa estate, sia calendarizzata. Il testo si concentra, in particolare, su tre punti:
1 abolizione per legge dell’obbligo di versare i contributi all’Enpaf per coloro che hanno già una previdenza di primo pilastro e per i disoccupati;
2 introduzione di aliquote contributive legate al reddito;
3 convergenza dei contributi già versati dai farmacisti che potrebbero optare per la cancellazione dall’ente.
«Questa battaglia è anche per le nuove generazioni - dice Lo Balbo -, che sono vittime di questo sistema previdenziale arcaico. Enpaf non deve continuare a essere imposto ai dipendenti ma, come tutte le altre Casse professionali privatizzate, deve essere limitato ai liberi professionisti (i titolari di farmacia, ndr). Noi chiediamo finalmente, dopo quasi 80 anni, la libertà di scelta per i farmacisti collaboratori: questo è l’obiettivo primario della proposta di legge».