Incentivate le assunzioni di persone con Rdc
La nuova agevolazione, rispetto a quella già esistente, destina l’esonero contributivo interamente al datore di lavoro
Il mancato conseguimento dell’obiettivo legato all’inserimento nel mercato del lavoro dei percettori del reddito di cittadinanza (Rdc) spinge il nuovo Governo a varare, nel disegno di legge di Bilancio 2023, un incentivo contributivo a favore delle aziende appartenenti al settore privato che, durante l’intero 2023, si faranno carico di assumere tali persone, a tempo indeterminato.
La misura è declinata nei primi tre commi dell’articolo 57, del Ddl. L’agevolazione si concretizza in una riduzione contributiva per un massimo di 12 mesi. L’incentivo, che abbatte interamente gli oneri previdenziali a carico del datore di lavoro, a eccezione del premio Inail, trova applicazione entro il tetto di 6mila euro annui, riparametrati e mensilizzati ai fini del calcolo. Per i rapporti a tempo pieno la soglia massima di esonero su base mensile è pari a 500 euro (6.000/12). Per i part time il tetto dovrà essere proporzionalmente ridotto.
Come sempre, dalla facilitazione sono esclusi i rapporti di lavoro domestico. In linea con quanto sostenuto dall’Inps in relazione a precedenti analoghe misure incentivanti, si ritiene che l’esonero non riguardi: la contribuzione dovuta al Fondo di tesoreria (per le aziende destinatarie); il contributo, ove dovuto, ai fondi di solidarietà (decreto legislativo 148/2015); il contributo (0,30%), integrativo della Naspi e destinabile al finanziamento dei fondi interprofessionali per la formazione continua; i vari contributi di solidarietà.
L’esonero è concesso anche ai datori di lavoro privati che provvedono alla stabilizzazione di rapporti di lavoro precedentemente instaurati a tempo determinato con i precettori di Rdc. L’agevolazione contributiva è alternativa all’altro incentivo, già previsto dall’articolo 8 del decreto legge 4/2019 che probabilmente, visti gli scarsi risultati occupazionali conseguiti e la particolare struttura promiscua della misura che premia sia datore di lavoro, sia gli enti di formazione accreditati, non ha sortito gli effetti sperati.