Contrattazione

Lavoratori «agili» in crescita del 14%

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di Giorgio Pogliotti

Hanno in media 40 anni, sono soprattutto uomini (il 68%) e più della metà lavora al Nord, in larga prevalenza in una grande azienda. Sono più di 305mila i lavoratori “agili”, un numero in crescita del 14% rispetto al 2016 (e del 60% rispetto al 2013), secondo l’osservatorio del Politecnico di Milano nel report sullo smart working redatto da Jobsinaction, presentato ieri.

Le grandi imprese sono state le prime ad introdurre progetti strutturati di smart working, disciplinato dal Jobs act come modalità di lavoro subordinato per prestazioni svolte in parte da “remoto”, con l’ausilio di smartphone o computer. Le grandi imprese sono passate dal 17% al 36% del totale in due anni (2015 - 2017), ma solo il 9% ha adottato iniziative per ripensare l’organizzazione del lavoro.

Di recente il lavoro agile si sta sviluppando anche nelle Pmi: il 22% dichiara di aver avviato progetti o iniziative informali, ma solo il 7% in modo strutturato. Nella Pa, solo il 5% dichiara di utilizzare progetti di smart working strutturati anche se il 48% si dichiara interessato all’introduzione. Il fenomeno è in crescita in tutta Europa dove il 17% dei lavoratori dipendenti è coinvolta in modalità di lavoro “smart”.

Tra le testimonianze delle grandi aziende, Microsoft ha introdotto lo smart working oltre 10 anni fa: «Ci ha consentito di organizzare il lavoro in modo più flessibile e attento alle responsabilità dei singoli - ha spiegato Silvia Candiani, ad Microsoft Italia-. Il 79% dei dipendenti dichiara infatti di essere più produttivo, per l’80% di noi è migliorato il worklife balance». Per Andrea Ciccolini, vice Presidente & Cio, Whirlpool Emea «passiamo dalla logica della presenza fisica a quella degli obiettivi, nata per aiutare le persone a lavorare in maniera efficiente e integrata. Dal primo trimestre 2018, lanceremo un progetto pilota per la trasformazione dell’intera area Emea che si basa sull’applicazione dello smart working per tutti i nostri dipendenti operativi nelle sedi direzionali e amministrative».

Per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti la «maggiore integrazione e sostenibilità con le esigenze delle persone diventa centrale insieme alle competenze e al diritto alla disconnessione». Di fronte al diffondersi di questa modalità di lavoro per Annamaria Parente (Pd) l’obiettivo «è quello di potenziare la cura e il riconoscimento delle competenze digitali. È una grande sfida che passa per il rafforzamento dell’Anpal».

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