Lavoro agile, proroga allo studio per fragili e genitori di under 14
Governo orientato a un’estensione a marzo 2023 della norma in scadenza a fine dicembre
In vista della scadenza del 31 dicembre, il Governo è orientato a prorogare per il 2023 il diritto allo smart working per i lavoratori fragili e ai lavoratori con figli di meno di 14 anni. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon conferma che la proroga è allo studio del Governo, in particolare sarà tra le misure che il ministro Marina Calderone porterà in uno dei prossimi consigli dei ministri nell’ambito del decreto Milleproroghe che è all’esame del Mef (l’ipotesi al momento sembrerebbe fino al 31 marzo).
L’intervento riguarda i dipendenti del settore privato, mentre è in corso una interlocuzione con il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, per l’eventuale armonizzazione della disposizione anche nell’orbita pubblica. La proroga, in chiave di prevenzione da possibili contagi Covid purtroppo in ripresa, sul versante politico oltre al sostegno della Lega ha anche il consenso di Fratelli d’Italia, espresso per voce del presidente della commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto.
Ma facciamo un passo indietro; nella legge di conversione del decreto Aiuti-bis, su proposta dell’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando è stata introdotta nel privato fino al 31 dicembre di quest’anno la proroga per i fragili che possono svolgere «di norma» la prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l’assegnazione ad una diversa mansione. Mentre per i genitori con figli under 14, il ricorso al lavoro agile deve essere compatibile con le caratteristiche della prestazione, ad una condizione: l’altro genitore deve lavorare e non essere interessato da sospensione o cessazione dell’attività lavorativa. Fino al 31 dicembre l’ultima proroga garantisce, quindi, il diritto di chiedere (e ottenere) il lavoro agile per queste due categorie di lavoratori. In sostanza questi lavoratori che richiedono di fruire del lavoro agile non possono essere sanzionati, demansionati, licenziati, trasferiti o sottoposti ad altra misura organizzativa che abbia effetti negativi sulle condizioni di lavoro. Molte imprese hanno siglato un accordo aziendale con le rappresentanze sindacali per disciplinare il lavoro agile per la generalità dei dipendenti, che in molti casi prevede 2-3 giorni settimanali di lavoro da remoto alternati a giorni in presenza in ufficio. Sull’esercizio del diritto allo smart working per fragili e lavoratori con figli con meno di 14 anni, durante l’emergenza sono emerse due linee di interpretazione; c’è chi lo ha interpretato come un diritto al lavoro da remoto al 100% - modalità non espressamente prevista dalla legge 81 del 2017 - e chi come diritto di svolgere la prestazione di lavoro in parte da remoto e in parte in presenza (in base alle intese collettive vigenti).
Sullo smart working, il ministro Calderone recentemente ha ventilato un cambio di paradigma, sostenendo che «il modello normativo, quello della legge 81 del 2017, non è quello che noi abbiamo sperimentato e questo è un esempio di una norma oggi vigente che è già vecchia rispetto a quelli che sono i modelli attuali».
Per quanto riguarda la nuova procedura di comunicazione degli accordi individuali, il termine per la sua adozione è slittato dal 1° dicembre al 1° gennaio. Dal 15 dicembre, sempre secondo quanto comunicato dal ministero del Lavoro, sarà resa disponibile una modalità alternativa per l’inoltro massivo delle comunicazioni di lavoro agile mediante l’applicativo informatico, che consentirà, tramite un file Excel, di assolvere agli obblighi in modo più semplice e veloce.
Stando ai dati raccolti dall’Osservatorio del Politecnico di Milano gli smart worker sono 3 milioni e 570mila, per il 2023 le previsioni sono di un leggero aumento, per raggiungere quota 3 milioni e 630mila. Siamo ben oltre alla fase pre pandemica, quando l’Italia era uno dei Paesi che meno ricorreva al lavoro agile, con poco più di 500mila smart worker, improvvisamente lievitati durante l’emergenza Covid fino al record di 6,5 milioni nei mesi di lockdown.