Rapporti di lavoro

Lavoro autonomo, in Italia numeri record nonostante la burocrazia

di Mauro Pizzin


In Italia il lavoro autonomo mantiene un forte appeal e nella stragrande maggioranza dei casi rappresenta una scelta di vita e non un'alternativa occupazionale dovuta alla mancanza di uno sbocco nel lavoro dipendente.
A dirlo è un'indagine dell'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, che ha rielaborato dati Eurostat e Istat relativi all'anno 2017.
Secondo la ricerca i lavoratori autonomi in Italia superano i 5 milioni e rappresentano il 21,9% dell'occupazione totale: una quota che in Europa ci pone alle spalle della sola Grecia (29,9%). In Italia il 73% di questa tipologia di lavoratori è privo di dipendenti ed è quindi imprenditore di se stesso: una scelta, quest'ultima, che per i relatori dell'indagine è probabilmente collegata alla rigidità burocratica e al costo del lavoro elevato, che spingono gli autonomi a fare affidamento solo sulle proprie forze, limitando potenziali sviluppi del proprio business.
Nella classifica delle motivazioni che spingono gli italiani a lavorare da autonomi l'opportunità di business conquista il primo posto (38,7%), seguita dalla continuazione dell'imprese di famiglia (24%). La scelta è stata invece figlia di motivi contingenti per il 13,6% degli autonomi, il 10,% dei quali non è riuscito a trovare un lavoro da dipendente.
Molte le difficoltà operative che questi 5 milioni di lavoratori sono chiamati quotidianamente ad affrontare, di cui le tre principali sono per il 66% degli autonomi rappresentate dalla burocrazia, dalla difficoltà di acquisire clienti e dai ritardi nei pagamenti: si tratta di un dato su cui riflettere dato che è quasi doppio rispetto alla media europea (34,9%). Solo il 10% non rileva, invece, nessuna difficoltà nell'affrontare il mondo del lavoro autonomo, contro il 27% della media europea.
Alle difficoltà di chi opera da autonomo in Italia si aggiunge anche il percorso a ostacoli che deve essere affrontato da chi – quasi 2 milioni - vuole entrare in tale mondo; in questo caso le principali barriere d'ingresso sono soprattutto costituite dall'insicurezza finanziaria (50,4% contro la media Ue del 39,3%) e dalla difficoltà di ottenere finanziamenti (16,7% contro il 19,5%).
L'indagine dei consulenti si è concentrata anche sui settori economici in cui dal 2009 al 2018 si è registrato il maggiore aumento dei lavoratori autonomi: su tutti primeggia il settore della salute e dell'assistenza sociale (+30,7% in dieci anni), seguito da quello delle attività immobiliari (25,6%) e dell'attività di alloggio e ristorazione (20,2%). Il settore produttivo è, invece, quello che ha subito il decremento maggiore (-30,1%), seguito dal trasporto e magazzinaggio (-25,1%) e dall'educazione (-23,5%).

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