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Le mosse giuste per calcolare il rating a misura di fondi Ue

di Alberto Bonifazi e Silvia Prati

il primo paletto è stato superato, ma la caccia ai fondi europei è appena cominciata. L’azienda, con l’aiuto del consulente, ha intercettato la linea di finanziamento adeguato proveniente per sostenere il suo percorso di crescita e sviluppo. Ora è il momento di compiere un nuovo passaggio. L’impresa deve infatti dimostrare di essere in grado di poter attuare il progetto, attestando la propria solidità economico-finanziaria.

Per farlo esiste uno strumento ad hoc che serve a calcolare il rating dell’impresa a misura di fondi Ue. In gergo comunitario si chiama «Financial viability self check»: consente al professionista di verificare in via preliminare il grado di finanziabilità dell’impresa e individuare le possibili aree di criticità che possono guidarlo nella ricerca di interventi per migliorare i singoli parametri. Un passaggio obbligatorio, soprattutto se l’azienda decide di proporsi come capofila in progetti di importo pari o superiore a 500 mila euro. In questo caso gli indicatori sulla solidità dell’impresa influiscono sulla valutazione, insieme alla qualità della proposta e alla capacità tecnico-organizzativa. Ma l’autovalutazione è consigliata anche alle imprese che richiedono importi più piccoli per conoscere lo stato di salute della propria azienda e valutare strategie di sviluppo.

Lo strumento è accessibile on line attraverso il Participant Portal di Horizon 2020 e ha un ampio raggio di applicazione, in particolare per i finanziamenti europei dedicati ai progetti d’impresa innovativi nei processi, nei prodotti e/o nell’organizzazione. Una volta approdati sulla pagina dedicata si immettono i dati di bilancio degli ultimi due esercizi che il sistema automaticamente elabora producendo un rating complessivo su una scala di tre possibili gradi di giudizio: buono, accettabile o insufficiente (si veda la tabella a fianco). Il risultato è immediato e il report può essere personalizzato e integrato con una nota di commento del consulente, diventando quindi un importante strumento di accompagnamento alla crescita del cliente.

Sotto la lente

Come funziona concretamente il “Financial viability self check”? Lo strumento si focalizza su quattro aree di analisi (liquidità, autonomia finanziaria, redditività e solvibilità) e individua all’interno di esse cinque indicatori rilevanti. Il primo è un indice di liquidità primaria e misura la capacità dell’impresa di far fronte alle obbligazioni in scadenza nel breve termine, bancarie e non bancarie. Dal numeratore vengono escluse le rimanenze ed i crediti con scadenza oltre l’esercizio. Il secondo indicatore mette a fuoco l’autonomia e consente di apprezzare gli effetti della struttura finanziaria sul risultato economico aziendale, misurando il “peso” del costo del capitale preso a prestito (oneri finanziari) rispetto all’utile lordo conseguito.

Il terzo e quarto indicatore misurano la performance reddituale, cioè la capacità dell’impresa di generare profitti o almeno di autofinanziarsi, sotto due aspetti. Il primo mette in evidenza quanta parte dei ricavi residua dopo la copertura dei costi di produzione al netto degli ammortamenti (utile lordo), mentre il secondo misura la capacità di generare reddito (operativo) in funzione del volume d’affari generato.

La solvibilità, ossia la capacità di far fronte alle obbligazioni nel medio e lungo termine, è misurata dal quinto indicatore. Rappresenta il grado di incidenza dei debiti totali aziendali sul capitale proprio ed esprime quindi il rischio di investimento dei finanziatori nell’impresa. Dal punto di vista economico, un aumento del rapporto determina un aumento degli oneri finanziari che vanno a incidere negativamente sul reddito di esercizio. Ciascuno dei cinque indicatori concorre a determinare il rating complessivo.

Il caso pratico

E se il l’impresa risulta insufficiente su uno o più punti? Non necessariamente viene esclusa dalla competizione all’interno del bando europeo. Un esempio? Una piccola impresa commerciale ottiene un punteggio “insufficiente” sotto il profilo della liquidità primaria, evidenziando una criticità sul piano della capacità di far fronte alle obbligazioni a breve. La conoscenza del parametro europeo permette al consulente di proporre una serie di tecniche di ottimizzazione. Nell’impresa in questione il mancato investimento in un sistema automatizzato di gestione del magazzino ha determinato un innalzamento del livello delle scorte causando uno squilibrio finanziario e un peggioramento del rating europeo. Il professionista può quindi suggerire un’azione di parziale smobilizzo delle merci in magazzino anche attraverso l’introduzione di un processo di controllo dei giorni di scorta medi e un’ottimizzazione del ciclo acquisto-trasformazione-vendita. Questo intervento assicura un incremento del valore assunto dal parametro e dunque un incremento del punteggio, che di fatto è indicativo di un miglioramento dello stato di salute dell’impresa, in questo caso da un punto di vista gestionale e finanziario.

L’esito varia però da caso a caso: per le call più piccole, una criticità non particolarmente rilevante, misurata da una singola insufficienza, può essere gestita spiegando nella strategia di sviluppo come si intende porre rimedio e rafforzare l’azienda nei 12-36 mesi successivi.

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