Rapporti di lavoro

Nel 2050 crolla al 50% la quota degli italiani in età lavorativa

di Carlo Marroni

Piano inclinato per il futuro demografico del Paese. Le previsioni Istat per la popolazione aggiornate al 2021 confermano una netta decrescita, senza intravedere la possibilità di una inversione di tendenza. Le cifre: da 59,2 milioni al gennaio 2021 si passerà a 57,9 nel 2030 – una caduta di 1,3 milioni, quindi – per arrivare a 54,2 milioni nel 2050 fino a 47,7 nel 2070. In meno di 50 anni una diminuzione di 11,5 milioni, una cifra enorme, la popolazione del Belgio. E naturalmente anche la struttura della popolazione cambia: il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa 3 a 2 nel 2021 a circa 1 a 1 nel 2050, con tutti i nodi di finanza pubblica e previdenziale che questo si porta dietro.

Il 2021 è stato l’anno in cui le nascite sono scese (di poco) sotto quota 400mila, un livello, spiegò il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, compatibile con un paese di 32 milioni di persone non di quasi 60. Ebbene, il 2022 sta andando verso quota 385 mila - stima formulata da Blangiardo al Meeting - sempre peggio. Oggi il livello medio di “fecondità” per donna è di 1,25 figli (da ricordare che a quota 2 la popolazione tende a rimanere stabile): le previsioni “mediane” puntano a 1,55 nel 2070, e in questo caso il massimo delle nascite conseguito risulterebbe pari a 424mila unità nel 2038, in crescita quindi. Tuttavia dopo tale anno l’ulteriore aumento dei livelli riproduttivi medi non condurrebbero a un parallelo aumento dei nati, in quanto le donne in età fertile tenderanno a diminuire nonché a invecchiare in media, riducendo il potenziale riproduttivo. La popolazione di 65 anni e più oggi rappresenta il 23,5% del totale, quella fino a 14 anni di età il 12,9%, quella nella fascia 15-64 anni il 63,6% mentre l’età media si è avvicinata al traguardo dei 46 anni. Di fatto, la popolazione del Paese è già ben dentro una fase accentuata e prolungata di invecchiamento.

«Dalle prospettive future scaturisce un’amplificazione di tale processo, perlopiù governato dall’attuale articolazione per età della popolazione e, solo in parte minore, dai cambiamenti immaginati circa l’evoluzione della fecondità, della mortalità e delle dinamiche migratorie, in base a un rapporto di importanza, all’incirca, di due terzi e un terzo rispettivamente». In questo quadro «l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare i fabbisogni di una quota crescente di anziani».

I giovani fino a 14 anni di età potrebbero rappresentare entro il 2050 l’11,7% del totale, registrando quindi una lieve flessione. Sul piano dei rapporti intergenerazionali, tuttavia, si presenterebbe il tema di un rapporto a quel punto squilibrato tra ultrasessantacinquenni e ragazzi, in misura di circa tre a uno. Tra le potenziali trasformazioni demografiche va evidenziato il marcato processo di invecchiamento del Mezzogiorno. Per quanto tale ripartizione geografica presenti ancora oggi un profilo per età più giovane, l’età media dei suoi residenti transita da 45 anni nel 2021 a 49,9 anni nel 2040, sopravanzando il Nord che raggiunge un’età media di 49,2 anni, partendo da un livello più alto, 46,4 anni. Guardando alle prospettive di lungo termine, il Sud rallenterebbe ma non fermerebbe il suo percorso, raggiungendo un’età media della popolazione prossima ai 52 anni. A quel punto, invece, sia il Nord (49,7 anni) sia il Centro (51,1) avrebbero già avviato il percorso contrario, ossia quello verso una struttura per età in piccola parte ringiovanita.

Il report rileva che nei prossimi 20 anni aumenteranno le persone sole arrivando a 10,2 milioni (+20% rispetto al 2021) di cui 6,1 milioni over 65 (+44%) e quasi 6 milioni di donne (rispetto alle 4,9 milioni di oggi). Se queste tendenze - stima l’Istat - dovessero proseguire con la stessa intensità prevista fino al 2041, le coppie senza figli potrebbero numericamente sorpassare quelle con figli già entro il 2045. L’instabilità coniugale, sempre più diffusa nel Paese, contribuirà all’aumento di famiglie composte da un genitore solo, maschio o femmina, con uno o più figli. Infine un appuntamento potrebbe essere il 2049, l’anno in cui i decessi potrebbero doppiare le nascite: 788mila contro 390mila.

Vedi le schede: La crisi demografica

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