Rapporti di lavoro

Occupati record al 60,5% con la spinta di stabilizzazioni e rientri dalla Cig

<span class="argomento">Secondo l’Istat a</span> ottobre +82mila occupati su settembre, +496mila sull’anno: crescita trainata dall’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato

di Claudio Tucci

A ottobre il tasso di occupazione è salito al 60,5%, il valore più alto dal 1977 (inizio delle serie storiche dell’Istat). Ci sono 82mila occupati in più su settembre, tutti over50 e a tempo indeterminato. Sull’anno il numero di chi ha un lavoro è aumentato di 496mila unità, anche qui si tratta interamente di posizioni a tempo indeterminato, +502mila unità - i rapporti a termine calano di 35mila unità, gli indipendenti salgono di 29mila). Nel tendenziale, quindi, si conferma una significativa stabilizzazione di rapporti a tempo (i contratti a termine hanno trainato la ripresa dell’occupazione nel 2021, ndr), come messo in luce, nei giorni scorsi, anche dai dati Inps, ministero del Lavoro, Bankitalia. Il numero di occupati permanenti è infatti al top, a 15.264.000 unità, quelli a termine invece sono scesi a quota 2.980.000, il valore più basso da agosto 2021.

È per il secondo mese consecutivo che l’Istat pubblica numeri positivi sul lavoro (a settembre gli occupati erano cresciuti di 46mila unità su agosto). A ottobre il tasso di disoccupazione è sceso al 7,8%, quello di inattività al 34,3 per cento. In miglioramento anche il tasso di disoccupazione giovanile, al 23,9% (-0,2 punti), anche se restiamo in fondo alle classifiche internazionali (il tasso dei senza lavoro under25 nell’Eurozona è al 15%).

L’aumento di 82mila occupati a ottobre ha coinvolto soprattutto le donne (+56mila unità), contro una crescita di 26mila unità di uomini. Tuttavia il tasso di occupazione femminile è al 51,4%, in crescita sia sul mese (+0,3 punti) sia sull’anno (+1,4 punti), ma distante anni luce dal tasso di occupazione maschile, al 69,5%; qui si sconta la quasi totale assenza di misure a sostegno del lavoro femminile oltre che di politiche di conciliazione vita-lavoro degne di questo nome. Guardando alle fasce d’età, sono aumentati (sul mese) solo gli occupati over50 (+135mila unità), e, sempre per questa fascia d’età, sono crollati gli inattivi (-104mila posizioni); ciò potrebbe significare, spiegano gli esperti di mercato del lavoro, che il forte ricorso agli ammortizzatori sociali iniziato durante la pandemia inizia a riassorbirsi (con le nuove definizioni di occupato, i cassintegrati non sono considerati occupati se l’assenza supera i tre mesi, anche se percepiscono almeno il 50% della retribuzione - se quindi si scende sotto i tre mesi, si rientra tra gli occupati, ndr).

Sull’anno, la gran fetta dei 496mila occupati in più è sempre nella fascia over50 (+393mila); ma mostrano segni positivi anche le coorti giovanili: nella fascia d’età sotto i 25 anni l’occupazione, nel tendenziale, è salita di 71mila posizioni, +132mila nella fascia 25-34 anni. Unica coorte con il segno meno, i 35-49enni, che hanno perso 99mila occupati in un anno (e ciò dimostra sia la fase ancora di difficoltà che sta vivendo una fetta del mondo produttivo, sia l’andamento demografico negativo). Il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di 1,5 punti percentuali, sale anche in questa classe di età (+1,1 punti) perché la diminuzione del numero di occupati 35-49enni è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva. Depurata dalla componente demografica, l’occupazione è in crescita in tutte le fasce d’età. Rispetto a ottobre 2021, è diminuito il numero di persone in cerca di lavoro (-14,0%, pari a -321mila unità) e il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,6%, pari a -336mila).

Cauti i primi commenti. «Bene la crescita del lavoro stabile - hanno affermato sostanzialmente in coro Ivana Veronese (Uil) e Giulio Romani (Cisl) -. Ma serve più attenzione all’occupazione femminile, e soprattutto occorrono misure espansive perché abbiamo davanti a noi mesi in cui le difficoltà internazionali potrebbero imprimere una frenata alla nostra economia». Sulla stessa lunghezza d’onda anche i commenti di Confcommercio e Confesercenti: «È positivo il nuovo record dell’occupazione, in particolare quella a tempo indeterminato - hanno chiosato le due associazioni -. Tuttavia il lavoro autonomo è in affanno, e mostra una progressiva tendenza alla riduzione. Servono, quindi, interventi mirati e immediati per il rilancio di tutto il lavoro indipendente».

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