Rapporti di lavoro

Pnrr, per l’attuazione 375mila occupati

Dalle sole “costruzioni” nel 2025 si attendono 95.600 nuove attivazioni

di Giorgio Pogliotti

L’attuazione del Pnrr produrrà una domanda aggiuntiva di lavoro di 375mila occupati, per il 79% nel settore privato. Dalle sole “costruzioni” - edilizia e ingegneria specializzata- nel 2025, anno di picco, si attende l’attivazione di 95.600 occupati, un numero che corrisponde a circa il 10% dello stock prepandemico (2019) ,che va ben oltre la modesta crescita del quinquennio 2014-2019 (la variazione occupazionale era +39.300). La domanda di lavoro attivata dal Piano sarà ben superiore ai livelli pre pandemici anche nel settore “ricerca e sviluppo” con 16.600 nuovi occupati concentrati nel 2024 (il 15,16% dello stock di occupati pre pandemia e da rapportare ai + 7.100 del quinquennio precedente) e nella “produzione di computer, elettronica e ottica” dove si attende la creazione di 12.700 occupati nel 2025 (il 12,78% dello stock di occupati del 2019) in confronto ai +1.100 del quinquennio pre covid.

Sono stime contenute in un paper della Banca d’Italia, che analizza l’effetto sul mercato del lavoro dei 174 miliardi destinati dal Pnrr ai nuovi interventi (dei 235,6 miliardi complessivi), senza però considerare l’occupazione generata nell’istruzione e nella sanità per «l’elevato grado di incertezza». Da notare che il confronto è con un periodo “ordinario” come il 2019, anche se non va dimenticato che per le costruzioni con il traino dell’ecobonus del 110% nell’ultimo biennio l’occupazione è tornata sopra i livelli del 2019.

Guardando ai settori, per la “programmazione informatica” nell’anno di picco (2024) si attendono 27.700 nuovi occupati, pari al 7,59% dello stock del 2019; per la “gestione del personale” 30.600, l’8,23% del 2019. Si prevede l’attuazionae di un’occupazione aggiuntiva di 19mila unità per le attività di supporto e di 13.900 nella produzione di macchinari.

Quanto ai profili, si assiste ad una polarizzazione: nelle costruzioni prevalgono i cosiddetti profili “analitici” di personale altamente qualificato e specializzato, cioè ingegneri, tecnici specializzati, operatori di macchinari, project manager (ma anche profili “routinari” come gli operai). Anche per “ricerca e sviluppo” si cercano profili “analitici”, cioè ricercatori, ingegneri, chimici, fisici, ma anche profili “routinari” come tecnici di laboratorio. Tra le “altre attività di supporto”, viene generata una domanda per profili “routinari” o con “basse competenze”: dunque servizi per edifici, attività di vigilanza e pulizia. I profili “routinari” saranno i più richiesti per la “programmazione informatica” dove serviranno programmatori standard, “elettronica e ottica” dove la domanda è in prevalenza per operai addetti alla produzione di computer.

In molti casi mancano le competenze richieste, dunque servono politiche di formazione mirate, anche per facilitare il reimpiego dei disoccupati.

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