Rapporti di lavoro

Premi, welfare e lavoro agile contro le grandi dimissioni

Trasparenza nei percorsi di carriera, premi di produttività, servizi di welfare e flessibilità nel lavoro sono le carte che le aziende possono giocare “in positivo” per trattenere il personale

immagine non disponibile

di Attilio Pavone

Nel primo semestre 2022 oltre 1,1 milioni di lavoratori italiani hanno rassegnato le dimissioni. Per affrontare le criticità che derivano dalla perdita di personale e contrastare il cosiddetto fenomeno della great resignation, le imprese possono adottare varie contromisure: l’attenzione al percorso di carriera, i piani di incentivazione economica e di welfare aziendale, il ricorso al lavoro agile.

La fidelizzazione del personale passa per una costante attenzione alle risorse durante tutto il percorso in azienda, a cominciare dai colloqui di selezione, proseguendo con procedure di on boarding che consentano alle persone di inserirsi in modo rapido e profittevole e con colloqui periodici in cui datore di lavoro e lavoratore possano aggiornarsi reciprocamente sull’andamento del rapporto. È importante, inoltre, l’offerta di una adeguata formazione professionale e l’organizzazione di eventi sociali extra-lavorativi. In caso di dimissioni del dipendente, poi, è consigliabile ottenere informazioni – anche in forma anonima – sui motivi della scelta.

Percorsi di carriera trasparenti

Sulla carriera, è fondamentale la trasparenza: la crescita professionale non può essere affidata solo a valutazioni discrezionali, ma deve corrispondere al raggiungimento di obiettivi programmati e misurabili. In questo senso è decisiva la capacità delle aziende di riscrivere i profili professionali spesso obsoleti della contrattazione collettiva nazionale, adattandoli alla propria realtà produttiva.

Premi e welfare

Un altro tradizionale strumento di retention sono i premi di produzione, che tuttavia, se erogati in denaro, sono normalmente soggetti a tasse e contributi come per la retribuzione ordinaria, salvo che siano previsti da accordi di secondo livello, che possono garantire – entro determinati limiti reddituali - sgravi fiscali (ad oggi è prevista una riduzione della tassazione Irpef al 10%) e contributivi. Il Ddl di Bilancio all’esame del Parlamento riduce al 5% la tassazione Irpef sui premi di produttività erogati nel 2023, entro il limite di 3mila euro lordi. Per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro è previsto inoltre uno sgravio del 20% dell’aliquota contributiva Ivs, su una quota fino a 800 euro. Queste agevolazioni riguardano i bonus previsti dalla contrattazione di secondo livello legati a incrementi misurabili di produttività, qualità, efficienza e innovazione, e destinati a titolari di reddito di lavoro dipendente, nell’anno precedente, entro 80mila euro.

È particoralmente importante la previsione, sempre nella contrattazione collettiva aziendale o territoriale, di premi erogati in forma di beni o servizi (welfare aziendale), il cui valore di mercato entra nel patrimonio del dipendente senza prelievo contributivo e fiscale.

Anche a prescindere dai piani di incentivazione, il welfare può essere vantaggioso sotto il duplice profilo della fidelizzazione del personale e, nei limiti di legge, della non imponibilità fiscale e contributiva. È il caso dei servizi di mensa (o dei buoni pasto), dei servizi di trasporto collettivo, di educazione e istruzione per familiari, o delle assicurazioni per familiari non autosufficienti (fringe benefit).

In un periodo di crisi energetica come quello attuale, non vanno infine dimenticati i buoni benzina previsti dal decreto 21/2022 nel limite di esenzione di 200 euro, e gli aiuti introdotti per il pagamento delle bollette nell’ambito dei benefit, con il limite di non imponibilità innalzato a 3mila euro dal Dl Aiuti-quater (n. 176/2022), per il 2022.

Lavoro agile

La misura aziendale che – soprattutto nel contesto post-pandemico – è più gradita ai dipendenti è il ricorso al lavoro agile. Perlomeno per mansioni di concetto e livelli professionali dotati di sufficiente autonomia operativa, il lavoro agile andrebbe liberato dalla gabbia dell’orario tipico del tradizionale lavoro in azienda, in modo da riflettere i tempi di lavoro non lineari o “asincroni” tipici dei nuovi equilibri fra vita e lavoro.

Spesso le imprese si limitano a individuare uno o più giorni di smart working settimanali in cui proseguire da casa lo stesso lavoro svolto in ufficio, non sfruttando appieno il potenziale rivoluzionario della normativa, che è nella possibilità di misurare la prestazione lavorativa non più in base alla quantità ma alla produttività.

Le strade percorribili dalle aziende

1. Seguire la carriera dall’inizio in poi
- Colloquio di selezione: schema fisso e strutturato, condotto da più persone, selezione fra più candidati.

- Onboarding: procedure di inserimento-informazione per i neo-assunti.

- Formazione professionale: aggiornamento continuo e periodico.

- Crescita trasparente: griglia delle competenze, degli obiettivi, dei profili professionali e delle fasce retributive.

- Socialità.

- Exit interview: sondaggi anonimi e strutturati sulle ragioni delle dimissioni.

2. Misure di welfare con aiuti fiscali
- Premi di produzione: generalmente parificati alla retribuzione ordinaria, ma con possibilità di sgravi fiscali e contributivi se previsti da accordi di secondo livello.

- Altri beni e servizi (fringe benefit): strumenti utili per fidelizzare i dipendenti e, nei casi previsti dalla legge, deducibili dal punto di vista fiscale e contributivo.

- Aiuti per bollette e carburante: non imponibili dal punto di vista fiscale e contributivo entro certi limiti.

3. Patto di stabilità: sanziona il recesso
- Oggetto: limita la facoltà di una o entrambe le parti di recedere unilateralmente dal contratto di lavoro prima di un determinato periodo di tempo, salvo giusta causa.

- Tempo della sottoscrizione: all’assunzione o nel corso del rapporto.

- Requisiti di legittimità:

durata determinata e ragionevole; onerosità. L’onere può consistere nella reciprocità dell’impegno di stabilità assunto dalle parti o in un corrispettivo (economico, formativo o di carriera).

4. Non concorrenza: patto di almeno tre anni
- Oggetto: obbliga il lavoratore, per un determinato periodo successivo alla cessazione del rapporto, a non prestare attività in concorrenza con l’ex datore di lavoro.

- Tempo della sottoscrizione: all’assunzione, nel corso del rapporto o alla sua cessazione.

- Durata massima: 5 anni per i dirigenti, 3 anni per gli altri lavoratori.

- Requisiti di legittimità:
forma scritta; precisi limiti di oggetto e territorio; corrispettivo economico per il lavoratore congruo e proporzionato al suo sacrificio.

5. Preavviso più lungo in caso di dimissioni
- Oggetto: prevede un prolungamento del periodo di preavviso in caso di dimissioni in misura superiore a quello previsto dal contratto collettivo applicabile.

- Tempo della sottoscrizione: all’assunzione o nel corso del rapporto.

- Requisiti di legittimità:
forma scritta; durata ragionevole; onerosità. L’onere può consistere nella reciprocità dell’impegno assunto dal datore (prolungamento del preavviso in caso di licenziamento) o in un corrispettivo per il lavoratore (economico, formativo o di carriera).

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©