Contrattazione

Pwc inserisce formule ibride, ma la presenza è fondamentale

immagine non disponibile

di Serena Uccello

Le lettere «PwC», sormontate dai riconoscibili quadrati e rettangoli rossi e arancioni, a Milano svettano in una delle iconiche torri di Citylife, questa è la Milano dei grattacieli. «È questo il genius loci della città», spiega Luca Ruggi, Human Capital ed Hr director di PwC Italia.

A Roma, le medesime lettere si distinguono in un palazzo del quartiere Eur, memoria di una precisa fetta di storia della Capitale. A Padova ci si sposta in una Villa Palladiana. «Questo perché – dice Ruggi – per noi l’ufficio deve essere in un posto bello e radicato nella storia della città in cui ci troviamo. Se Pwc è osmotica rispetto al territorio a cui appartiene, lo stesso devono essere i suoi spazi».

Niente, dunque, smaterializzazione dei luoghi in cui l’identità professionale si compie, ma anzi rafforzamenti di questi proprio nel momento in cui il lavoro non ha più barriere, perimetri. «Come non devono avere più barriere gli uffici, semmai pareti mobili, adeguate a rimodulare lo spazio a seconda delle esigenze dei team», prosegue Ruggi. «Il lavoro agile per noi – dice ancora – è stato un tratto strutturale già prima del Covid. Prima i nostri professionisti trascorrevano la gran parte del loro tempo dai clienti e quello che restava in ufficio e a casa. Quello che è cambiato dopo il Covid è la presenza dai clienti che si è ridotta, visto che le stesse attività possono essere svolte a distanza. In questo senso è aumentata la quota di tempo del lavoro trascorso a casa oppure in sede».

Oggi per i lavoratori del network multinazionale della revisione di bilancio e della consulenza legale e fiscale la settimana lavorativa si divide tra tre giorni di lavoro da remoto e due in ufficio o presso i clienti. Con la possibilità di ricorrere al full remote work in modo limitato per certi periodi dell’anno, come ad esempio i periodi festivi o d’estate. In ufficio gli spazi prenotabili sono piuttosto vari, a seconda delle attività da svolgere, si va dalle sale riunioni piccole o grandi, alle postazione in open space, fino alla possibilità di usare piccoli spazi singoli, isolati, per telefonate riservate.

E che lo smart working, in modalità ibrida, sia una opzione imprescindibile è confermato anche da quanto emerge in fase di recruiting. «Per quanto riguarda i dirigenti, diciamo che lo danno per scontato. Sta tuttavia emergendo, nel caso dei profili più tecnici, una forte richiesta del full remote work. Richiesta che però non assecondiamo. Riteniamo infatti che la presenza in ufficio sia importante, perché è in questi momenti che ci si confronta, che si cresce attraverso, ad esempio, lo scambio con i colleghi, che si creano quelle relazioni necessarie alla qualità di ciò che si fa, che si percepisce l’appartenenza a un progetto. Fra l’altro, questa richiesta arriva per lo più dagli uomini, mentre le colleghe sono determinate a preservare lo spazio della loro presenza in ufficio».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©