Rapporti di lavoro

Taglio al cuneo solo ai lavoratori, tre punti sotto i 20mila euro

Nella legge di bilancio dote di 4 miliardi, due punti per i redditi fino a 35mila euro Per i premi di produttività, l’aliquota scende dal 10 al 5% fino a 3mila euro

 Confindustria da mesi sta chiedendo una riduzione strutturale del cuneo fiscale contributivo con un intervento choc di 16 miliardi

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Con una dote di poco più di 4 miliardi il governo Meloni rafforza l’operazione di taglio al cuneo fiscale contributivo avviata dal governo Draghi. Si prevede un doppio intervento. Per i redditi fino a 35mila euro si conferma la riduzione di due punti di contributi, tutti a vantaggio dei lavoratori. Per i redditi più bassi (l’asticella, al momento in cui questo giornale va in stampa, si dovrebbe fermare a 20mila euro) è previsto un ulteriore punto in meno di riduzione del cuneo, per un totale quindi di tre punti, e sempre a intero vantaggio dei lavoratori. L’obiettivo, come ha spiegato nei giorni scorsi il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è quello di aiutare soprattutto chi ha redditi bassi, per aumentare le buste paga.

Per le imprese, al momento, sul fronte cuneo non è previsto nulla. C’è comunque l’impegno preso dalla premier, Giorgia Meloni, a varare una riduzione, graduale ma strutturale del cuneo fiscale contributivo di almeno cinque punti, il cui vantaggio vada due terzi lato lavoratori, un terzo imprese.

Che il cuneo, in Italia, abbia raggiunto livelli monstre è ormai sotto gli occhi di tutti, e un intervento di riduzione in tal senso non è più rinviabile. Secondo l’Ocse siamo al 46,5%, tra i peggiori a livello internazionale, sfioriamo il 50% se aggiungiamo oneri e contributi sociali. Si raggiunge il 60% se facciamo riferimento alla massa salariale. Confindustria da mesi sta chiedendo una riduzione strutturale del cuneo fiscale contributivo con un intervento choc di 16 miliardi, due terzi a vantaggio dei lavoratori, un terzo imprese, che porterebbe una mensilità in più in busta paga per redditi fino a 35mila euro. Il governo Meloni intende muoversi su questo tracciato, con un’operazione che produca vantaggi tangibili, però in maniera graduale, a causa della limitatezza delle risorse disponibili.

Secondo una prima simulazione realizzata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti l’intervento sul cuneo previsto dal governo Meloni porta un vantaggio in busta paga che varia dai 24 ai 45 euro netti a mese, per 13 mensilità di stipendio, per i redditi compresi tra i 15mila e i 30 mila euro. Attualmente, infatti, considerate le riduzioni introdotte dal governo Draghi con la legge di Bilancio 2022 e con il decreto Aiuti bis, l’aliquota contributiva a carico del lavoratore è stata tagliata dal 9,19% al 7,19%, e tale riduzione resta in vigore fino al 31 dicembre 2022, e si applica ai lavoratori dipendenti con una retribuzione lorda mensile pari a massimo 2.692 euro per tredici mensilità, equivalente a un reddito lordo annuo di 35mila euro. Con la proroga del taglio di 2 punti per il 2023 e di un punto ulteriore (fino a 20mila euro) l’aliquota a carico del lavoratore arriverebbe al 6,19%.

Sempre in tema di lavoro si interviene anche sui premi di produttività: la cedolare secca passa dal 10 al 5% fino a 3mila euro di premio (per redditi fino a 80mila), e scende al 3% per redditi fino a 20mila euro. Anche qui l’obiettivo è aumentare i salari. In legge di Bilancio dovrebbe entrare anche un incentivo alle assunzioni a tempo indeterminato, su cui spinge Fi. Si starebbe ragionando su uno sgravio per chi è già assunto a termine, e viene stabilizzato, in particolare per le donne under 36 e per i percettori del reddito di cittadinanza.

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