Adempimenti

Sospensione dell'attività d'impresa, aumentano le sanzioni ma i dati Inl sono ancora preoccupanti

di Mario Gallo

L'istituto della sospensione dell'attività d'impresa, nato per l'edilizia ed esteso poi anche agli altri settori economici con l'articolo 14 del Dlgs 81/2008, continua a tenere banco. Infatti l'Ispettorato nazionale del lavoro (Inl), direzione centrale vigilanza, affari legali e contenzioso, con nota 19 agosto 2019, numero 7479, ha provveduto all'ormai consueto monitoraggio periodico sullo stato di applicazione di tale strumento, oltre che sui provvedimenti di sequestro adottati e gli arresti effettuati.
Il quadro che ne esce appare, invero, ancora una volta molto preoccupante, malgrado il giro di vite operato recentemente dal legislatore con la legge 145/2018 che, a decorrere dal 1° gennaio 2019, ha aumentato del 20% diverse sanzioni in materia di regolarità del rapporto di lavoro (10% per quanto riguarda gli importi dovuti per la violazione delle disposizioni sulla sicurezza sul lavoro di cui al Dlgs 81/2008) e introdotto una nuova fattispecie di recidiva triennale con il raddoppio di tale incremento.

Il trend generale
Si consideri, infatti, che scorrendo i dati diffusi dall'Inl nel periodo gennaio-luglio 2019, fatti due rapidi calcoli risulta che sono stati adottati ben 5.439 provvedimenti di sospensione dell'attività imprenditoriale, ossia mediamente circa 764 al mese che proiettati su base annua corrispondono a circa 9.168.
Nel "Rapporto annuale dell'attività di vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale - anno 2018" pubblicato dall'Inl, i provvedimenti di sospensione adottati lo scorso anno sono stati, invece, "solo" 8.797 segno, questo, che il dato che tende a consolidarsi per il 2019 è uguale o, addirittura, superiore a quello del 2018; e dire che nel Rapporto del 2018 è sottolineato che 8.797 è stato "il massimo valore sinora raggiunto".
Si tratta, invero, di dati preoccupanti confermati anche dall'elevato numero di arresti (100, già superiore al 2018) e dei sequestri (190) che testimoniano come, malgrado l'inasprimento delle sanzioni, sia ancora arduo riportare, in generale, i rapporti di lavoro subordinato sul binario della regolarità.
Scorrendo ancora i dati si nota, poi, che il numero dei provvedimenti revocati per regolarizzazione delle violazioni accertate, con il versamento dell'importo dovuto a titolo di "somma aggiuntiva", è stato finora di 4.825, con una percentuale complessiva dell'89%, praticamente quasi in linea con quella che è stata registrata nel 2018, segnale questo che l'istituto della sospensione si sta dimostrando, tutto sommato, molto incisivo.
Da segnalare, però, che dai dati diffusi con la nota 7479/2019 non si desume la ripartizione tra i provvedimenti emessi a seguito della constatata occupazione di lavoratori in nero in misura pari o superiore al 20% di quelli presenti sul luogo di lavoro, e quelli adottati per gravi e reiterate violazioni della disciplina in materia di tutela della salute e sicurezza; comunque, considerati i dati pregressi e l'attuale assetto normativo e della macchina ispettiva questi ultimi dovrebbero essere una percentuale esigua sul totale.

Ripartizione settoriale: la "maglia nera" spetta ancora all'alberghiero e alla ristorazione
A livello, invece, di ripartizione settoriale, i dati del periodo gennaio -luglio 2019 evidenziano che la "maglia nera" per il numero di provvedimenti di sospensione dell'attività d'impresa adottati spetta a quello dell'attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (2.028), seguito dall'edilizia (927), dal commercio all'ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli (882), dal settore manifatturiero (662), dall'agricoltura, silvicoltura e pesca (232).
Si tratta di numeri che, grosso modo, rispecchiano in generale quelli del 2018 e confermano che proprio in questi settori il ricorso al lavoro irregolare è molto diffuso, anche se non va nemmeno trascurato il numero di 335 provvedimenti di sospensione adottati nel settore (residuale) delle altre attività di servizi.
Per quanto, invece, riguarda gli arresti la "maglia nera" spetta ancora al settore dell'agricoltura (64): nel 2018 erano stati 37; invece, per quanto riguarda i sequestri spicca il numero di 75 relativo al commercio all'ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli.
Si tratta, insomma, di dati che sia pure ancora parziali evidenziano che nei citati settori, specie dell'agricoltura, edilizia e industria – ossia quelli a maggior rischio d'infortuni – appare necessario pensare ad un nuovo modello di controllo visto che quello modellato dall'articolo 13 del Dlgs 81/2008, appare invero sempre più obsoleto.

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