Adempimenti

Il diritto alla libertà passa per la protezione dei dati

di Giusella Finocchiaro

Non di solo diritto si tratta. Non è solo una questione giuridica. La protezione dei dati personali è un tema culturale, politico ed economico. E la visione complessiva non va persa proprio in questo momento in cui l’attenzione di tutti, considerata la data del 25 maggio in cui il regolamento europeo diverrà applicabile, è concentrata sugli adempimenti.

Spesso purtroppo con un approccio formalistico e affrettato, che perde di vista il mutamento di filosofia che informa il regolamento.

Non solo di Gdpr si parla nel bel libro di Antonello Soro, presidente del Garante della privacy, in uscita domani, «Persone in rete. I dati tra poteri e diritti», ma di informazioni e di governo delle informazioni, con più ampio respiro. L’informazione è il bene giuridico, con un valore economico crescente, al centro del mercato digitale. Il nuovo petrolio.

Per questo la protezione dei dati personali assume un valore strategico nella costruzione del mercato unico digitale europeo, insieme al riconoscimento dell’identità online. Ciò spiega anche la contrapposizione politica fra Europa e Stati Uniti e il serrato confronto che ha avuto luogo su alcune scelte europee, quali quella del diritto all’oblio.

Sono certamente culture, anche giuridiche, diverse, che si misurano, ma al centro ci sono soprattutto interessi economici.

Sono le informazioni il bene da proteggere e il valore economico ad esse connesso. La conferma del fatto che il mercato digitale sia l’obiettivo politico europeo è nella forte affermazione contenuta nel regolamento europeo del principio della libera circolazione dei dati, necessaria al mercato digitale europeo. Si tratta di un tema anche politico, che tocca quello della governance di Internet.

Come scrive Soro, «gli Over-The-Top, ovvero i giganti del web, intervengono sempre più spesso, in un regime prossimo all'autodichia, su temi di rilevanza primaria, quali informazione e diritto all’oblio, libertà di espressione, dignità e tutela dalle discriminazioni, veridicità delle notizie diffuse».

Il libro è dedicato «a Stefano Rodotà, un grande maestro, un riferimento indimenticabile per quanti amano la libertà e condividono la cultura dei diritti». E muove nel suo affresco dalla dimensione di libertà che occorre ridefinire per dare un nuovo senso al diritto di libertà che, secondo la Carta dei diritti fondamentali della Ue, è il diritto alla protezione dei dati personali.

E la nuova libertà da conquistare è anche costituita dall’accesso alla conoscenza, mediato ora da motori di ricerca e social network. «E nell’epoca della disintermediazione e delle post-verità-afferma l’autore - le sfide dell’informazione complicano ulteriormente la tenuta e il senso della democrazia».

La disinformazione passa anche per «un’opacità da eccesso di trasparenza, che ostacola, anziché favorire, la conoscenza diffusa delle modalità di gestione della cosa pubblica», ancora una volta puntando alla quantità piuttosto che alla qualità, alla mole indistinta di informazioni da pubblicare, piuttosto che alla loro qualità.

L’attribuzione di sempre maggior valore ai dati personali dovrebbe sempre più rendere evidente la necessità di proteggere, appunto, ciò che ha - quantomeno - un significativo valore economico.

Occorre «investire sulla sinergia tra protezione dei dati e cybersecurity - scrive ancora Soro - quale presupposto di libertà e sicurezza, che tornerebbero a essere valori complementari e non antagonisti, quali del resto l’ordinamento europeo li delinea, nella consapevolezza di come la democrazia viva necessariamente di entrambi».

Il libro si chiude sugli interrogativi posti dall'intelligenza artificiale, dai big data e dall'algocrazia. Molto più che un insieme di “scorci”, come li definisce l’autore, ma piuttosto una importante prospettiva, non solo giuridica, sulla protezione dei dati personali.

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