Il CommentoContenzioso

Diritti patrimoniali del lavoratore, la rapida risoluzione dei conflitti

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di Barbara Garbelli

Il presente contributo è tratto da Contenzioso del lavoro - La conciliazione monocratica, a cura di Barbara Garbelli.
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Il 23 aprile 2024 l’istituto della conciliazione monocratica ha compiuto 20 anni ed è oggi doverosa una riflessione in merito ad uno strumento, previsto e disciplinato dall’art. 11 del Dlgs 124/2004, che in una modalità del tutto innovativa, ha introdotto nel nostro ordinamento la possibilità di addivenire ad una rapida risoluzione dei conflitti di lavoro relativi ai diritti patrimoniali del lavoratore, siano essi di origine contrattuale o legale.

In un mondo del lavoro che stava cambiando drasticamente, le previsioni del Dlgs 124/2004 rappresentavano l’attuazione della delega legislativa contenuta nell’art. 8 della legge 30/2003 (Legge Biagi), che costituì una vera e propria svolta per le modalità di svolgimento delle ispezioni e - con attenzione all’istituto della conciliazione monocratica- per la tutela dei diritti dei lavoratori.

Come ben descritto dai professori Michele Tiraboschi e Pierluigi Rausei, la cosiddetta Legge Biagi introdusse “una nuova idea del lavoro e delle relazioni industriali, ma anche una rivisitazione profonda delle attività ispettive e di vigilanza, viste per la prima volta non nella loro dimensione repressiva e sanzionatoria, quanto come supporto imprescindibile per dare piena effettività al processo di modernizzazione del mercato del lavoro italiano”.

L’istituto della conciliazione monocratica presenta diversi punti di forza, che lo rendono uno strumento utile ed efficace per dirimere le questioni fra lavoratore e datore di lavoro; si tratta innanzitutto di una procedura rapida, caratterizzata da un processo snello di richiesta di intervento da parte del lavoratore (o dell’Ispettorato stesso, come vedremo di seguito), a cui fa seguito un rapido intervento da parte dell’ispettorato del lavoro territorialmente competente; si tratta inoltre di una procedura completamente gratuita, che sposa un concetto di tutela completa del lavoratore: l’accordo transattivo deve infatti sempre prevedere il riconoscimento di un periodo lavorativo intercorso tra le parti, a cui fa seguito il riconoscimento della contribuzione previdenziale e, quindi, i relativi diritti pensionistici.

Parimenti, anche per il datore di lavoro l’istituto della conciliazione monocratica presenta diversi vantaggi, ancorché non gli sia concesso di promuovere tale tipologia di conciliazione; con la sottoscrizione di una conciliazione monocratica il datore di lavoro assiste all’ estinzione del procedimento ispettivo (subordinatamente alla regolare esecuzione del saldo delle competenze al lavoratore e del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali).

L’accesso alla conciliazione monocratica permette inoltre alle parti di accordarsi su parametri retributivi inferiori ai minimali contrattuali in quanto i crediti retributivi sono riconosciuti quali diritti disponibili (garantendo tuttavia il versamento degli oneri contributivi ed assicurativi, costituenti un diritto indisponibile con riferimento ai minimali di legge).

Un ulteriore vantaggio riguarda l’apparato sanzionatorio: l’ordinario apparato sanzionatorio, di fatto, è abbattuto dall’accordo conciliativo, se non per il pagamento delle sanzioni civili legate al mancato versamento dei contributi e dei premi, che devono in ogni caso essere riconosciute.

Giova inoltre ricordare che le dichiarazioni verbalizzate in sede di tentativo di conciliazione monocratica non possono essere utilizzate a scopi diversi da quelli conciliativi (e, quindi, neanche ai fini ispettivi in caso di conciliazione conclusasi con esito negativo) ed il verbale di conciliazione monocratica può essere dichiarato esecutivo con decreto dal giudice competente, su istanza della parte interessata.

Ma quale può essere il bilancio, a 20 anni di distanza, su un istituto innovativo e proattivo quale quello della conciliazione monocratica?

Nonostante i punti di forza che caratterizzano l’istituto, sia per il lavoratore, che per il datore di lavoro e per la pubblica amministrazione (che trova garantito il riconoscimento ed il versamento della contribuzione), ad oggi l’istituto della conciliazione monocratica è ancora poco conosciuto e, per questo, poco utilizzato.

È questo il motivo per cui autore e redazione hanno deciso di analizzare il tema delle conciliazioni monocratiche, per rendere l’istituto maggiormente conosciuto e più fruibile da parte di lavoratori e operatori.

Da qui l’analisi critica e commentata di tutti i passaggi normativi e operativi connessi alla conciliazione monocratica, che si prefigge lo scopo di rendere immediatamente fruibile un istituto che, ancora oggi, conserva il suo carattere di innovazione e tutela di tutti i soggetti che compongono il mercato del lavoro.