Adempimenti

Fondimpresa, 1,5 miliardi spesi in innovazione

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Per molte aziende la formazione rappresenta un driver per l’innovazione. È il caso del Caseificio Ghidetti che partendo da un sistema artigianale ha trasformato completamente gli impianti di lavorazione, potenziando e automatizzando le linee produttive. Ed ha attivato percorsi formativi sulla «Blockchain per l’intera filiera dalla stalla al prodotto», partendo dall’analisi dei fabbisogni di competenze legati all’innovazione di processo tecnologico che, garantendo la tracciabilità della filiera di produzione dei prodotti lattiero-caseari, consente di certificarne la qualità e la provenienza. Per altre imprese come Campari Group il piano formativo è nato a supporto di obiettivi strategici per il consolidamento e la formazione dei manager che gestiscono il personale, fornendo un innovativo programma di sviluppo della leadership interna, anche a distanza.

È assai ampio il range di iniziative formative finanziate da Fondimpresa, il fondo leader nel sistema della formazione continua in Italia con oltre 201mila aziende aderenti (il 63% ha meno di 9 addetti) e circa 4,7 milioni di lavoratori iscritti, quasi il 50% della platea di aziende e lavoratori dei fondi interprofessionali. Per avere un quadro della diffusione del Fondo costituito da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, basti pensare che nel 2004, anno di istituzione, le aziende erano circa 18mila e i lavoratori 1,3 milioni. In 15 anni, guardando alle principali voci delle attività formative aziendali, dei 2,5 miliardi spesi ben 1,5 miliardi hanno finanziato corsi su competitività e innovazione, a salute e sicurezza sul lavoro sono andati 700 milioni, 150 milioni per riqualificare il personale in cassa integrazione e 80 milioni per la sostenibilità ambientale. «Fondimpresa - spiega il presidente, Bruno Scuotto - guida le imprese nella digitalizzazione dei processi di apprendimento, favorendone il finanziamento e incentivando la nascita del conto formazione digitale, affinché le aziende possano usare il fondo per pagare l’attività di formazione on line. Siamo sempre stati al fianco delle aziende, consapevoli dell’importanza dell’innovazione tecnologica per migliorare la loro competitività. Puntare alla digitalizzazione ed al cambiamento è la scelta che ha consentito a tante realtà aziendali di accrescere attività e occupazione, nonostante le difficoltà di questi anni».

Lo 0,30% versato dalle imprese per la formazione è stato considerato dai governi degli ultimi 5 anni come un bancomat al quale attingere per varie finalità: circa 60 milioni annui sono stati tagliati e destinati alla fiscalità generale(120 milioni considerando l’insieme dei fondi interprofessionali). La somma trasferita nel 2018 dall’Inps a Fondimpresa ammonta a 340,8 milioni, risorse che sempre più sono utilizzata per supportare l’innovazione. È il caso di due bandi pubblicati nel 2018; uno per il finanziamento di piani formativi sui temi chiave per la competitività delle imprese(72 milioni): qualificazione dei processi produttivi e dei prodotti, innovazione dell’organizzazione, digitalizzazione dei processi aziendali, commercio elettronico, contratti di rete, internazionalizzazione. L’altro (10 milioni) per il finanziamento di piani formativi rivolti a lavoratori di aziende aderenti che stiano realizzando un intervento di innovazione digitale o tecnologica di prodotto o di processo.

Sono tre gli strumenti di finanziamento del Fondo: con il conto formazione (il canale di finanziamento pensato principalmente per medie e grandi imprese) e il contributo aggiuntivo le tematiche formative più trattate sono la sicurezza sul lavoro (25,67% del totale delle ore e 41,45% dei corsi), abilità personali (16,98% del totale delle ore, 19,02% dei corsi), lingue (15,90% delle ore e 7,49% dei corsi) e marketing/vendite (4,54% del totale delle ore e 6,77% del totale dei corsi). Il 56,35% dei partecipanti ai corsi ha più di 45 anni, con una consistente presenza di lavoratori fino a 55 anni (22,3%); il 27,23% ha tra i 35 e i 44 anni di età. Più ridotte le presenze ai corsi di persone fino a 34 anni (16,38%), tra questi solo il 7% di giovani ha fino a 29 anni. Le donne rappresentano il 31,7% , anche per l’incidenza di aziende di settori a bassa presenza femminile (metalmeccanico, chimico, costruzioni). Il 41,93% è costituito da operai, il 49,55% da impiegati direttivi e amministrativi e l’ 8,52% da quadri. Il 19,1% di corsi ha utilizzato modalità formative non tradizionali (action learning, coaching, affiancamento, training on the job), prevale dunque la modalità formativa più tradizionale, dei convegni e corsi formativi in aula (con una media di 11 ore di durata). Il terzo strumento è rivolto alle Pmi: sono gli avvisi di conto di sistema. In questo caso le tematiche formative più trattate riguardano le tecniche di produzione (23,73%), seguita da gestione aziendale – amministrazione (21,40%) e dall’impatto ambientale (11,21%).

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