Welfare

L’assegno per gli anziani parte da 12 miliardi

La spesa per l’indennità di accompagnamento sarà la base del nuovo aiuto per i soggetti non autosufficienti. Per il Def i costi per l’assistenza «long term care» arriveranno al 2,4% del Pil nel 2070

Il Pnrr punta a convertire le Rsa in gruppi di appartamenti autonomi

di Valentina Melis

Una prestazione universale in denaro o in servizi per assistere gli anziani non autosufficienti (come opzione, al posto dell’indennità di accompagnamento), la revisione degli aiuti fiscali e contributivi per chi si avvale di un assistente familiare, come una badante, percorsi formativi per elevare il livello professionale del personale che si occupa di chi è più avanti con l’età.

Sono alcune misure previste dalla legge delega 33/2023 che punta a riformare le politiche a favore degli anziani e delle persone non autosufficienti. La legge, predisposta dal Governo Draghi nel 2022, è stata poi portata avanti dal Governo Meloni e approvata definitivamente dalla Camera il 21 marzo. Pubblicata sulla Gazzetta ufficiale nei tempi previsti dal Pnrr, al quale è collegata, è in vigore dal 31 marzo.

Il Governo ha ora un anno di tempo per mettere in campo, tramite i decreti attuativi, interventi di riordino, di semplificazione e di integrazione delle prestazioni sociali e sanitarie previste oggi. Una delle finalità previste dal Pnrr è infatti quella di prevenire il ricovero in istituto degli anziani, di rafforzare l’assistenza domiciliare e la sanità nel territorio.

I beneficiari di questi interventi sono 3,9 milioni di anziani che secondo Istat hanno gravi difficoltà nelle attività quotidiane di base. E, data la dinamica demografica di progressivo invecchiamento della popolazione in Italia, il numero degli anziani non autosufficienti dovrebbe arrivare a ben cinque milioni entro i prossimi 12 anni.

La spesa pubblica per l’assistenza continuativa (long term care - quella che include, fra le altre prestazioni, l’indennità di accompagnamento - secondo le previsioni messe nero su bianco nel Documento di economia e Finanza appena approvato dal Governo passerà dall’1,8% del Pil del 2020 al 2,4% del Pil nel 2070. Quella pensionistica toccherà nel 2035 il picco di incidenza del 17,3% sul Pil.

LA NON AUTOSUFFICIENZA IN NUMERI

Il nodo risorse

La legge 33/2023 non stanzia nuove risorse: il testo prevede infatti la «neutralità finanziaria» dei decreti attuativi. Se questi comporteranno nuove spese, dovranno anche indicarne la copertura.

Per ora, dunque, i fondi ai quali attingere partono dai 12,4 miliardi di spesa assistenziale che oggi pagano l’indennità di accompagnamento a 1,95 milioni di persone che non sono in grado di muoversi senza aiuto o di compiere gli atti quotidiani della vita (per il 63,2% si tratta di donne e per due terzi di over 65).

Ci sono poi sei miliardi - stanziati per il periodo dal 2023 al 2025 - di fondi “sociali” (come il Fondo per le non autosufficienze o il Fondo nazionale per le politiche sociali) e i circa nove miliardi dell’attuale spesa sanitaria annua per l’assistenza continuativa agli ultrasessantacinquenni.

A queste risorse, si aggiungono quelle europee “una tantum” e per spese strutturali contenute nel Pnrr (7,5 miliardi) che però sono subordinate alla realizzazione degli interventi previsti dal piano (come la riconversione delle Rsa e delle case di riposo in gruppi di appartamenti autonomi), e presuppongono il mantenimento delle strutture realizzate con nuova spesa corrente (per il personale e così via).

«Il Governo è consapevole della necessità di prevedere risorse adeguate per far sì che la riforma a favore degli anziani abbia gambe solide», spiega il viceministro al Lavoro e alle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci. «È un impegno già assunto anche dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in Consiglio dei ministri - continua - e si provvederà con le prossime leggi di Bilancio».

QUANTI SARANNO GLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI

La cornice dei Leps

La riforma dei servizi per gli anziani si inserisce nel percorso avviato con la definizione dei Leps, i livelli essenziali delle prestazioni sociali, che sono stati individuati, anche in relazione alle persone non autosufficienti, dalla legge 234/2021 (articolo 1, commi 159 e seguenti). Ora questi livelli essenziali, da applicare universalmente a tutta la popolazione, devono essere tradotti in pratica.

Nuova prestazione universale

La legge 33/2023 prevede di introdurre una prestazione universale, sotto forma di denaro o di servizi, «graduata secondo lo specifico bisogno assistenziale» degli anziani non autosufficienti, quindi non uguale per tutti, come è oggi l’indennità di accompagnamento (da 527,16 euro al mese).

Questo aiuto potrà sostituire, per chi vuole, l’indennità di accompagnamento e gli altri contributi alle famiglie per l’assistenza domiciliare previsti dalla legge 234/2021. Non potrà essere inferiore all’indennità che le famiglie percepiscono oggi, e la scelta fra il nuovo aiuto e la vecchia indennità sarà reversibile.

«La legge sull’assistenza agli anziani non autosufficienti è la prima riforma del settore in Italia ed è attesa dalla fine degli anni Novanta - spiega Cristiano Gori, coordinatore del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza. «L’Austria ha varato una riforma in questo campo già nel 1993 - aggiunge - la Germania nel 1995, la Francia nel 2002. Le riforme legate al Pnrr non possono prevedere incrementi strutturali di spesa corrente, ma il Governo deciderà se e quante risorse destinare a questi interventi».

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