Contenzioso

Come cambierà il lavoro dei giuslavoristi dopo il Jobs act

di Giampiero Falasca

Come cambia il lavoro dei giuslavoristi dopo l'approvazione delle norme sul contratto a tutele crescenti? Questa la domanda che aleggia negli studi legali specializzati nel diritto del lavoro dopo l'entrata in vigore del DLgs 23/15. E' ancora presto per dare una risposta completa al quesito, ma qualche ipotesi si può comunque abbozzare.

L'effetto più immediato delle nuove norme riguarda la necessità di potenziare l'aggiornamento professionale, anche se non si tratta di una novità di oggi. Il diritto del lavoro del nuovo millennio cambia, purtroppo, ripetutamente, e spesso in maniera confusa e disorganica: i professionisti possono restare sul mercato solo se capiscono che è indispensabile dedicare tempo, energie e risorse allo studio delle norme, della prassi e della giurisprudenza.

Non basterà, tuttavia, studiare le norme, bisognerà anche organizzarsi per capire quali sono le regole applicabili al caso concreto. La riforma dei licenziamenti, infatti, varrà solo per i nuovi assunti, mentre lascerà in vita i pacchetti di norme già vigenti per altre categorie (vecchi assunti, pubblico impiego), con la conseguenza che per molti anni, forse decenni, coesisteranno tanti regimi normativi, variabili in funzione delle caratteristiche soggettive delle persone o delle aziende.

Il giuslavorista, per sopravvivere alla notevole complessità di questa situazione, dovrà dedicare molto tempo all'analisi del contesto in cui si svolge la questione che è chiamato a gestire. Quanti dipendenti ha l'azienda? A quando risale l'assunzione? Cosa prevede il contratto collettivo nazionale di categoria come mensilità utile al calcolo del Tfr? Sarà necessario sottoporre al cliente una checklist strutturata, composta da queste e altre domande, per poter dare delle risposte complete ed evitare di applicare le regole sbagliate.
La riforma cambia anche le modalità di gestione delle conciliazioni. I legali non potranno dimenticare il know how formatosi sulla procedura di conciliazione preventiva introdotta dalla riforma Fornero nel 2012 - ancora valida per i vecchi assunti - ma dovranno rapidamente prendere confidenza con il nuovo strumento della conciliazione volontaria, ancora tutto da costruire dal punto di vista della prassi e maggiormente legato alla loro iniziativa.

Sarà fondamentale, per gestire questa procedura, migliorare le sinergie professionali con i consulenti del lavoro, per sottoscrivere accordi coerenti con i nuovi regimi di esenzione contributiva e fiscale.

Anche per la gestione del contenzioso i professionisti dovranno gestire la complessità legata alla convivenza di regole vecchie e nuove, selezionando, di volta in volta, l'esatto regime processuale applicabile al caso concreto.

C'è poi un cambiamento meno apparente, ma altrettanto rilevante, che potrebbe essere provocato dalle nuove regole. Chiunque si occupi di diritto del lavoro è abituato a considerare il fattore “incertezza” come un elemento quasi ordinario e strutturale di qualsiasi controversia. Le nuove regole sui licenziamenti sembrano consegnare a tutti gli operatori - compresi i giudici - un assetto normativo meno esposto alle incertezze interpretative; se questa valutazione sarà confermata dalle prime esperienze giudiziali, i legali potranno fornire ai lavoratori e alle aziende delle previsioni circa i rischi (e i possibili esiti) delle controversie con una precisione sino ad oggi sconosciuta.

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