Fondi pensione e Casse, si riduce la quota degli investimenti in Italia
Fondi pensione e Casse dei professionisti nel 2018 hanno ridotto le risorse finanziarie destinate alle imprese italiane. Gli investimenti complessivi, calcolati dalla Covip, si sono fermati a 9,9 miliardi, contro i 10,7 dell’anno prima. In particolare: 5,5 miliardi (5,6 nel 2017) gli investimenti delle Casse e a 4,4 miliardi (5,1 nel 2017) quelli dei Fondi pensione.
I nuovi dati sono stati presentati con il consueto report Covip sulle 20 Casse privatizzate (1,8 milioni gli iscritti, 425mila i pensionati), occasione colta dal presidente della Commissione di vigilanza, Mario Padula, per rilanciare un appello al governo affinchè venga varato l’atteso Regolamento in materia di investimenti, conflitti d’interesse e di depositario. «La persistente assenza del regolamento, atteso da otto anni, rappresenta un grave vuoto normativo che va assolutamente colmato» ha affermato Padula. Le Casse sono gli unici investitori istituzionali privi di una regolamentazione unitaria in materia, mentre i Fondi pensione devono rispettare una regolamentazione di livello primario e secondario. In una nota la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha garantito una risposta: «È impegno del Governo innovare il vigente sistema regolatorio del settore al fine di renderlo più funzionale alle esigenze di tutela dei diritti previdenziali degli iscritti in considerazione della nuova veste di investitori istituzionali assunta dalle Casse professionali».
Il risparmio previdenziale degli italiani che hanno puntato sui fondi pensione e quello dei professionisti iscritti alle Casse continua ad essere investito soprattutto oltre confine. L’anno scorso gli investimenti domestici delle Casse ammontavano a 35 miliardi, il 40,2% delle attività, in calo dello 0,2% rispetto al 2017; gli investimenti non domestici si attestavano invece a 38,2 miliardi, corrispondenti al 43,9% del totale (+0,6% sul 2017). Per i Fondi l’esposizione sull’estero è stata ancor più forte, visto che gli investimenti domestici si sono fermati a 36,7 miliardi, mentre gli investimenti non domestici hanno raggiunto gli 83,1 miliardi. Rispetto al 2017 si osserva una riduzione della quota di investimenti domestici del 2,2%, per oltre la metà imputabile ai titoli di Stato (1,3%).
Il risparmio previdenziale intermediato da Casse e Fondi pensione ha raggiunto dimensioni ragguardevoli: a fine 2018, le risorse totali erano pari a 254,2 miliardi, il 14,4% del Pil: 87 miliardi fanno capo alle Casse e 167,2 miliardi ai Fondi. Sorprendente la crescita del patrimonio delle Casse, che nell'ultimo anno si sono arricchite di oltre un miliardo e 600 milioni: +56,2% dal 2011, nello stesso periodo il Pil pro capite degli italiani è cresciuto meno del 3%. La forza del mattone e dei BtP continua a prevalere nei loro bilanci. Gli investimenti immobiliari, pari a 19,7 miliardi (19,4 nel 2017), hanno subito quasi irrilevante riduzione in percentuale dell’attivo (22,7 contro 22,8 %), mentre gli investimenti in titoli di debito, pari a 32,6 miliardi (31,2 nel 2017; +0,9%) costituiscono il 37,5% dell’attivo.
Sulla previdenza complementare ci dovrebbe essere un uso sapiente dell’incentivo fiscale, ha osservato il presidente della Covip. Padula ha spiegato di non poter commentare l’ipotesi di un’introduzione di un fondo complementare pubblico presso l’Inps in assenza di una proposta strutturata, ma ha ribadito la necessità di lavorare sull’inclusione previdenziale ponendosi il problema dell’adeguatezza delle future prestazioni in un sistema nel quale le carriere discontinue stano diventando la regola. «Ci dovrebbe essere un sapiente uso dell’incentivo fiscale - ha detto - si potrebbe pensare a un regime di deducibilità contributiva. Se per un anno non si lavora e non si versano contributi al fondo previdenziale dovrebbe essere possibile usare la deducibilità “persa” nell’anno o negli anni successivi».