Previdenza

La previdenza integrativa come leva per la liquidità

di Andrea Dili e Fabrizio Patriarca

Se il dibattito sulle misure economiche varate dal governo per limitare gli effetti dell'emergenza sanitaria su piccoli imprenditori e professionisti è stato fino a ora monopolizzato dalla indennità di 600 euro, è doveroso chiedersi se nei prossimi mesi gli interventi di sostegno al reddito a favore dei lavoratori, partite Iva incluse, saranno sufficienti a scongiurare la chiusura di milioni di attività.

Il punto nodale sarà garantire loro una provvista di liquidità fino al momento in cui recupereranno la propria autosufficienza finanziaria.

Facile a dirsi, ma più complesso a farsi in un contesto di risorse limitate. Proprio per questo sarebbe necessario concentrare i mezzi disponibili su forme massicce di finanziamento piuttosto che su una tantum, significative soltanto sui bassi redditi. In tal senso, se le misure su moratorie e, soprattutto, finanziamento del fondo di garanzia per le Pmi vanno nella giusta direzione, per il mondo del lavoro, in particolare quello non dipendente delle partite Iva e degli atipici, occorre uno sforzo ulteriore, liberando risorse in breve tempo attraverso procedure semplici e processi gestibili.

La nostra proposta è “sbloccare” la previdenza integrativa, un’accumulazione di risparmio la cui capitalizzazione complessiva ammonta oggi a circa 180 miliardi e che, è bene ricordarlo, ha proprio uno scopo previdenziale: per definizione, quindi, di tutela del lavoratore. L’intervento potrebbe essere declinato in due modalità: da un lato rendendo da subito utilizzabili le posizioni previdenziali individuali a garanzia dell’indebitamento; dall’altro, per alcune figure specifiche, consentendo la liquidazione diretta delle accumulazioni previdenziali e rimuovendo i limiti e le penalizzazioni previste, come già fatto nel 2016 in occasione del terremoto in Emilia Romagna.

Nel caso di utilizzo a garanzia, questo si può inserire e integrare con altri interventi di sostegno in atto, anche a fondo perduto; mentre nel caso di liquidazione anticipata, il lavoratore invece che restituire un debito, potrebbe semplicemente reintegrare il proprio fondo, operazione per la quale si possono ipotizzare ulteriori incentivi. Se poi lo si facesse per una quota rilevante del capitale dei Fondi, si potrebbe sostenere il loro accesso diretto ai canali attivati dalla Bce, proposta avanzata pochi mesi fa nientedimeno che dall’Olanda.

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