Alternanza, manifesto condiviso Assolombarda e sindacati
Se si pensa ai soli numeri della Lombardia quella che un tempo si chiamava alternanza scuola-lavoro si manifesta in tutta la sua imponenza. Lo scorso anno scolastico, dice Delia Campanelli, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, «251.600 ragazzi degli ultimi tre anni delle scuole superiori hanno seguito progetti di alternanza». Non che tutto sia sempre filato liscio, anche in una regione molto avanzata come la Lombardia, ma le esperienze, qualche errore, certo, e persino le proteste degli studenti «sono da considerarsi un feedback per migliorare i punti di debolezza. È uno strumento ordinamentale che ha un grande valore aggiunto nella crescita dei ragazzi». Comprensibile quindi che nell’auditorium dell’Assolombarda, ieri, alla presentazione del manifesto in 10 punti Assolombarda e Cgil, Cisl e Uil, per promuovere l’alternanza come opportunità di crescita, serpeggiasse una certa preoccupazione tra imprese, sindacati e insegnanti sulla riforma dello strumento che non solo prevede di cambiarne il nome in “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”, facendo sparire sia la parola scuola che lavoro, ma dimezza anche le ore. Senza lasciarsi scoraggiare dalle ultime novità, aziende e sindacati hanno raccontato un manifesto di idee frutto di un lungo lavoro che ha portato alla definizione dei 10 punti dell’alternanza di qualità: percorso curriculare, responsabilità e consapevolezza, valore del lavoro, orientamento e formazione come investimento, motivazione allo studio, progettazione condivisa scuola e azienda, alleanza con la scuola, imparare facendo, scoprire il contenuto delle professioni, educare alla valutazione. Dieci idee per poter sostenere quella che Alessandro Enginoli, presidente Piccola Industria di Assolombarda, definisce «un’importante opportunità per conoscere le dinamiche del mondo del lavoro», che può consentire ai ragazzi di «orientarsi nel loro futuro personale e professionale». Sul territorio i progetti realizzati hanno dato vita a legami molto forti tra scuole e aziende «nell’ottica di una collaborazione win-win», dice Enginoli. Che potrebbe aiutare anche a colmare il forte gap tra domanda e offerta di lavoro.