Previdenza

Casse di previdenza con 108 miliardi di patrimonio

In crescita la quota di pensionati che prosegue l’attività lavorativa

di Matteo Prioschi

Firmato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il decreto interministeriale, già siglato dal titolare del Lavoro, Marina Calderone, che consentirà di erogare il bonus di 200 euro anche ai liberi professionisti senza partita Iva iscritti alle Casse di previdenza.

In occasione della presentazione del dodicesimo rapporto Adepp su previdenza, investimenti e welfare degli enti previdenziali dei professionisti, avvenuta ieri, è arrivata dal sottosegretario al Mef, Federico Freni, la notizia della firma del provvedimento che pone rimedio a un effetto generato dal Dm 19 agosto 2022.

Infatti, mentre l’articolo 33 del Dl 50/2022, che ha previsto l’istituzione di un fondo per l’erogazione del bonus ad autonomi e liberi professionisti non l’abbia previsto, il Dm di agosto ha indicato, tra i requisiti dei beneficiari, il possesso della partita Iva attiva all’entrata in vigore dello stesso Dl 50/2022. In tal modo si sono esclusi circa 32mila iscritti alle Casse rappresentate dall’Adepp, cioè gli specializzandi iscritti all’Enpam e i titolari di collaborazioni (che non richiedono partita Iva) che versano contributi alle casse dei biologi, degli infermieri e dei veterinari.

Il sottosegretario ha inoltre manifestato disponibilità a dialogare con le Casse e apertura verso le richieste che le stesse avanzano da tempo. Secondo Freni non c’è dubbio che le Casse siano private, ma con obbligazioni che derivano dalla funzione pubblica svolta. Tuttavia in passato c’è stata «invasività da parte del legislatore probabilmente eccessiva» in tema di tassazione e di regole sugli investimenti (il legislatore deve «dettare norme cornice»), oppure in occasione della rottamazione delle cartelle, i cui carichi possono essere rottamati «nella misura e nello spettro delle regole dettate da ciascuna Cassa».

Investimenti che, insieme ai contributi versati, hanno portato anche nel 2021 a una crescita del patrimonio di questi enti previdenziali. Il rapporto Adepp evidenzia che il valore è passato da 100,7 miliardi di euro nel 2020 a 107,9 nel 2021, mentre nel 2013 si fermava a meno di 67 miliardi. Una crescita che è andata di pari passo con una diversa ripartizione degli investimenti, in cui sono calati gli immobili posseduti direttamente in favore dei fondi di investimento mobiliare (quadruplicati in valore) o di altro tipo (raddoppiati). La tassazione è stata di quasi 765 milioni di euro, di cui 695 relativi alla gestione mobiliare.

Dal punto di vista previdenziale e assistenziale il 2021 si è chiuso con 11,4 miliardi di euro di entrate e 7,7 miliardi di uscite a fronte di 600mila prestazioni. Gli iscritti, nel 2021, sono cresciuti dell’1,14% sull’anno precedente, ma con un balzo in particolare dei pensionati attivi (+10,64%), che sono oltre 108mila. Una scelta «non per necessità - ha commentato Alberto Oliveti, presidente dell’associazione - in quanto questi professionisti ricevono nella maggior parte dei casi degli assegni previdenziali adeguati. Lo scenario è diversificato, ma probabilmente nelle professioni ordinistiche si registra un’elevata propensione a proseguire l’attività anche per attaccamento al lavoro. Inoltre, se a inizio carriera la professione si svolge individualmente, verso la fine si ha a che fare con studi avviati che è più facile gestire da pensionati. E in questo contesto di scenari globali preoccupanti e di inflazione è comprensibile la scelta di chi decide di accedere alla pensione senza rinunciare a mantenere una quota di reddito da lavoro».

Una tendenza che però comporterà la necessità di adeguare continuamente il welfare erogato da questi enti, già piuttosto articolato. Nel 2021 ha raggiunto il valore complessivo di 630 milioni di euro anche per far fronte alle conseguenze dell’emergenza Covid-19, mentre per l’anno in corso si stima di arrivare a 530 milioni di euro.

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