Decontribuzione, 1,5 miliardi ai redditi fino a 47mila euro
Sulla decontribuzione il Governo scopre le carte: la proposta è quella di destinare 1,5 miliardi al taglio una tantum dei contributi per il 2022 ai redditi da lavoro dipendente fino a 47mila euro. La misura che coinvolge una platea di circa 20 milioni di lavoratori dipendenti (oltre il 90% del totale) equivale ad un taglio di mezzo punto: in sostanza su un terzo dei contributi a carico dei lavoratori che sono pari all’8,90% si pagherà l’8,40%.
L’intervento sulla decontribuzione sarebbe accompagnato dall’innalzamento della no tax area dei pensionati a 8.500 euro. Con la disponibilità ad intervenire sulla platea che, in virtù del mix tra le 4 aliquote e la curva delle detrazioni, si troverà tra gli incapienti. E 500 milioni in più andranno al fondo contro i rincari delle bollette (si veda l’articolo a pag. 5). È questo il pacchetto di misure illustrato ieri nella riunione a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi, dai ministri Daniele Franco (Economia) e Andrea Orlando (Lavoro) ai leader di Cgil, Cisl e uil, rispettivamente Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. Che sono usciti dalle quasi due ore di incontro con posizioni divergenti: ancora fortemente critica la Cgil, mentre la Cisl apprezza le novità, in una posizione mediana la Uil. Ma le novità potrebbero non esaurirsi qui. Questa mattina, prima del consiglio dei ministri Draghi, insieme ai ministri Franco e Orlando risentirà nuovamente i leader sindacali per un incontro a distanza e potrebbe spingersi a proporre un taglio di un punto di contributi per i redditi fino a 20mila euro. L’ipotesi che è allo studio dei tecnici del Governo coinvolgerebbe 5,5 milioni di lavoratori dipendenti, circa il 25% del totale, che dunque avrebbero un beneficio medio procapite più alto. Ma basterà tutto ciò alla Cgil che contesta la destinazione di “soli” 7 degli 8 miliardi al taglio delle aliquote?
Le novità non sono sfuggite a Sbarra che ha sottolineato come i 7 miliardi «sono destinati per l’85% alle fasce di reddito sotto i 50mila euro per i lavoratori dipendenti e i pensionati e 1,5 miliardi per la decontribuzione ai lavoratori dipendenti per fasce di reddito sotto i 47mila euro», una scelta che «abbiamo apprezzato tantissimo e che abbiamo chiesto diventi strutturale». Sbarra intende continuare il pressing sul Governo non solo guardando alla manovra, ma anche in previsione del «secondo tempo, della riforma strutturale del fisco, su cui abbiamo chiesto un anticipo dei tempi del confronto incassando la disponibilità del Governo». Mentre Landini continua a dirsi «insoddisfatto» e insiste nel chiedere che tutti gli 8 miliardi vadano alla riduzione del fisco per lavoratori dipendenti e pensionati, con un’impostazione diversa; «al posto dell’intervento sulle aliquote, si agisca con la decontribuzione e con le detrazioni fiscali a vantaggio dei redditi medi e bassi». Anche Bombardieri lamenta la mancanza, in Manovra, di «misure incisive su fisco e pensioni, con un intervento che penalizza i redditi fino a 26mila euro», tornando a chiedere piuttosto «un taglio del cuneo fiscale».