Rapporti di lavoro

Lavoro, positivo anche aprile: più donne e contratti stabili

L’Istat: aumento di 48mila unità su marzo, con +52mila donne e -4mila uomini. Sono 74mila i contratti permanenti in più. Occupati alla quota record di 23.446.000

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Il mercato del lavoro continua a registrare segnali positivi, sotto la spinta dei contratti a tempo indeterminato e delle donne. Ad aprile, per il quinto mese consecutivo, l’occupazione è in crescita: +48mila unità su marzo. A salire è interamente la componente femminile, +52mila unità, a fronte di -4mila uomini. Si tratta di occupazione di qualità: +74mila contratti permanenti. I rapporti a termine sono scesi invece di 31mila unità, gli autonomi sono cresciuti di 5mila posizioni. L’occupazione a termine si è ridotta a 2.956.000 (escluso il crollo nei primi mesi del Covid, si torna ai livelli di inizio 20218). Il tasso di occupazione ha raggiunto il 61%, il valore più elevato dal 2004 (tuttavia tra gli uomini siamo al 69,8%, tra le donne quasi 18 punti in meno, al 52,3%). Gli occupati ad aprile sono a quota record di 23.446.000.

La fotografia scattata ieri sul lavoro dai dati mensili dell’Istat ha confermato il boom di contratti stabili (incluse le trasformazioni di rapporti a tempo). In un anno gli occupati permanenti sono aumentati di quasi mezzo milione di unità, 468mila per l’esattezza. Complessivamente hanno raggiunto quota 15.464.000, il valore più alto dall’inizio delle serie storiche Istat; effetto probabile, ha spiegato Francesco Seghezzi, presidente di Adapt, «della scarsità di persone che portano a trasformazioni a tempo indeterminato e a assunzioni dirette a tempo indeterminato per evitare di perdere capitale umano». Sull’anno il numero complessivo di occupati è salito di 390mila unità. L’aumento ha coinvolto uomini, donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa.

Ad aprile le buone notizie sono arrivate anche dal calo dei disoccupati (-14mila unità), con il tasso di disoccupazione arretrato al 7,8% (ma nell’area Euro siamo al 6,5%). Segno meno anche per il tasso di disoccupazione giovanile, 20,4%: ma a livello internazionale siamo quart’ultimi (peggio di noi solo Grecia, Spagna e Svezia) e restiamo distanti anni luce da paesi come la Germania che ha un tasso di disoccupazione giovanile stabile da mesi al 6,1% complice anche il sistema di formazione duale che da noi si sta tentando di rilanciare. Il calo del numero dei disoccupati è anche sull’anno: -72mila unità. In discesa pure gli inattivi, tra cui gli scoraggiati, -25mila unità sul mese, e -383mila sull’anno. Se limitiamo lo sguardo al trimestre ci rendiamo conto dei buoni risultati che sta sfornando il mercato del lavoro in un contesto economico in ripresa, anche se incerto: nel confronto tra febbraio-aprile 2023 con novembre 2022-gennaio 2023 l’Istat ha registrato un incremento del numero di occupati pari a 123mila unità; una sostanziale stabilità dei disoccupati (+4mila persone) e una robusta contrazione degli inattivi (-0,9%, pari a -117mila unità).

La maggioranza è soddisfatta: «I dati sono eloquenti. Le politiche messe in campo dal governo Meloni sono decisive per la crescita del Paese», ha sottolineato il presidente della commissione Lavoro della Camera, Walter Rizzetto (FdI). Parla di «contesto sostanzialmente positivo» anche l’ufficio studi di Confcommercio, ma avverte: «c’è preoccupazione per il lavoro autonomo che non ha intrapreso in modo strutturale la via del recupero».

Cauto il sindacato: «Bene la crescita dell’occupazione, ma va contrastata la precarietà», è il commento della Cgil. Per Luigi Sbarra, numero uno della Cisl: «Siamo di fronte a segnali incoraggianti sull’occupazione. Il trend positivo va però ora rafforzato».

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