Professioni certificate via blockchain
L’identità digitale è fatta anche di qualifiche professionali, un tassello cruciale che manca a Spid, il registro per accedere ai servizi della Pubblica amministrazione. Per ovviare a questa carenza Notartel, la società informatica del Notariato italiano, ha messo a punto un prototipo di albo unico delle professioni presentato al Forum PA: un sistema distribuito sotto la gestione dei singoli ordini che utilizza la blockchain per l’accesso a quei servizi per cui è richiesta la certificazione di essere iscritto a quell’albo. Ad abilitare il progetto è quindi la tecnologia alla base del bitcoin, che garantisce la certificazione e l'immutabilità dei dati condivisi, in questo caso in modalità “permissioned”, accessibile solo agli utenti autorizzati: «È un progetto pilota che speriamo di condividere con tutti gli ordini professionali: abbiamo già raccolto la disponibilità informale di commercialisti e avvocati - spiega Michele Nastri, presidente di Notartel -. La certificazione delle funzioni è un aspetto obbligatorio per Spid, la cui implementazione non è stata ancora attivata».
Il Notariato ha avviato da tempo un filone di ricerca sulla blockchain, la tecnologia che promette di fare a meno di autorità centralizzate. Tra le ipotesi è che sostituisca in futuro anche la certificazione notarile: «Credo sia irrealistico pensare a sostituire interi registri pubblici immobiliari, soprattutto in Italia dove i registri hanno una efficienza molto elevata a costi contenuti e dispongono di archivi storici secolari, con una tecnologia che non prevede un intervento di una autorità pubblica, neanche di un giudice per risolvere eventuali conflitti, e che se applicata ai documenti e non solo alle stringhe dei dati (gli hash) sembra insostenibile in termini di costi energetici», spiega Nastri.
Il Notariato non snobba però una tecnologia dalle grandi potenzialità: «I notai si confrontano con la sfida tecnologica di un registro distribuito e condiviso che offre enormi opportunità in termini di disintermediazione e di certificazione sicura e immutabile, laddove non esiste una autorità centrale ma più autorità su un piano paritario. Pensiamo tuttavia che il vero valore aggiunto della blockchain sia quello di essere in grado di far dialogare sistemi diversi già esistenti». Il progetto rientra nel piano di Notarchain, che potrebbe estendere l’uso della blockchain ad applicazioni relative agli atti notarili in senso stretto o ad attività a loro collegate. È stato avviato anche un progetto con Siae per la gestione del diritto d’autore mediante deposito dei codici sorgente dei programmi.
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di Filippo Maria Giorgi