Sanatoria 2020: per chiudere si punta sulla semplificazione
A tre anni dall’avvio ancora sotto esame il 17% delle domande
Oltre il 17% delle domande di emersione presentate dai lavoratori extracomunitari domestici e agricoli sulla base della sanatoria avviata nel 2020 dal Dl 34 (articolo 103) è ancora in fase di istruttoria. In difficoltà ci sono soprattutto le prefetture delle grandi città, come Roma, Napoli e Milano. Le istanze presentate entro la scadenza del 15 agosto 2020 erano state 207.870 e, dopo quasi tre anni, per 36.456 l’esame non è ancora concluso. Dai dati aggiornati forniti dal ministero dell’Interno al Sole 24 Ore del Lunedì emerge che il 63,5% dei procedimenti (132.006) si è concluso positivamente con la richiesta del permesso di soggiorno. Le domande respinte sono state 29.181, quelle oggetto di rinuncia 4.487, e 5.740 sono state archiviate.
La campagna «Ero Straniero» sottolinea però - sempre in base a dati forniti dal Viminale - che al 10 maggio i permessi materialmente consegnati dalle Questure ai lavoratori in seguito alla sanatoria sono appena 65.166, ovvero il 31,5% rispetto al totale delle 207.870 domande presentate. Fra la conclusione della procedura in Prefettura con il via libera alla richiesta di permesso di soggiorno e l’effettivo rilascio del permesso da parte delle Questure, passano talvolta diversi mesi, nei quali il lavoratore extracomunitario non può lasciare l’Italia, non può cambiare lavoro (rispetto a quello svolto con il datore che lo sta regolarizzando) e non può accedere ai benefici sociali che richiedono il possesso di un permesso.
Per portare a termine la sanatoria avviata nel 2020, il Viminiale punta sulla semplificazione delle procedure, sul rafforzamento degli organici grazie al completamento dell’iter per inserire nelle Prefetture e nelle Questure 1.120 lavoratori in somministrazione, e all’attivazione di una task force di supporto per le Prefetture più in difficoltà.
I ritardi della sanatoria hanno causato numerosi ricorsi da parte dei lavoratori stranieri. Anche per questo il ministero dell’Interno (dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione) ha diffuso l’11 maggio una circolare in base alla quale «tenuto conto del numero di pratiche ancora pendenti - si legge - e nella prospettiva di evitare un impatto dirompente sotto il profilo del contenzioso», tutte le pratiche relative all’emersione 2020, in attesa dei pareri della Questura competente e dell’Ispettorato territoriale del lavoro, potranno avanzare alla fase di convocazione da parte degli sportelli unici, anche senza i pareri citati (previsti dall’articolo 103 del Dl 34/2020).
Alla base dei ritardi ci sono anche le carenze di personale del Viminale: dovrebbe completarsi a breve l’inserimento di 570 lavoratori in somministrazione (a termine) nelle Prefetture e di altri 550 nelle Questure. Un contingente analogo di lavoratori in somministrazione, inseriti a rinforzo degli uffici proprio per la sanatoria 2020, ha visto infatti scadere il proprio contratto a dicembre 2022 e spera ora di rientrare.