Somministrati: boom ma con rischi
Oltre 525mila contratti (+93mila in un anno) anche se due fattori potrebbero dare uno stop: il ripristino delle causali nei rapporti a termine e i limiti all’impiego dal 30 settembre per i dipendenti delle agenzie assunti a tempo indeterminato
La ripresa c’è, anche se l’occupazione è sostenuta in gran parte dai contratti a termine. Anche il mercato del lavoro somministrato sembra aver reagito alla crisi del 2020 e alla battuta d’arresto causata dalla pandemia di Covid: i lavoratori in missione sono 525mila. Un percorso virtuoso che però corre dei rischi. A lanciare l’allarme, le società di somministrazione.
Numeri in crescita
Ma partiamo dai dati. A novembre 2021, secondo l’ultimo bollettino di Ebitemp (l’ente bilaterale del lavoro temporaneo), il monte retributivo dei lavoratori in somministrazione è cresciuto del 25,1% rispetto allo stesso mese del 2020. Il risultato deriva da un aumento del 35% del monte retributivo dei lavoratori a tempo determinato e del 6,9% di quello riferito al tempo indeterminato.
Qual è la traduzione in termini di posti di lavoro? Il numero medio mensile di occupati in somministrazione mostra un aumento del 21,4% su base annua, con una crescita di 92.737 unità rispetto a novembre 2020 (+26,1% per il lavoro a tempo determinato e +6,1% per quello a tempo indeterminato).
Un trend parallelo a quello della produttività: il numero di ore lavorate a novembre 2021 mostra un incremento del 23,8% su base annua (+29,6% per il tempo determinato e +9% per il tempo indeterminato). Le ore lavorate per lavoratore mostrano un incremento in termini tendenziali pari al 2% rispetto a novembre 2020.
Gli ostacoli all’utilizzo
Nonostante il buon andamento del lavoro in somministrazione, due novità normative rischiano di complicarne l’uso, almeno per quel che riguarda la somministrazione a termine. La prima è il ripristino delle causali per proroghe e rinnovi, che erano state eliminate durante il periodo emergenziale, con una serie di deroghe scadute il 31 dicembre 2021.
La seconda è il vincolo fissato con la conversione in legge del Dl 146/2021: la possibilità di mandare in missione a tempo determinato i lavoratori assunti dalle agenzie a tempo indeterminato per periodi superiori a 24 mesi, anche non continuativi, sopravviverà solo fino al 30 settembre 2022.
«Per far fronte alla nuova scadenza fissata con il decreto fisco-lavoro – spiega Marco Valentini, direttore dell’ufficio legale di Sgb Humangest – abbiamo due alternative per i lavoratori che abbiamo assunto a tempo indeterminato e sono in missione a termine: proporre alle aziende lo staff leasing, ovvero la somministrazione a tempo indeterminato, o destinare il lavoratore a un’altra azienda utilizzatrice. Se queste due strade non fossero percorribili, questi lavoratori rientrerebbero nella disponibilità dell’agenzia».
Secondo Alessandro Ramazza presidente di Assolavoro (l’associazione nazionale delle agenzie per il lavoro), «l’emendamento approvato con la conversione in legge del decreto 146/2021 è sbagliato per più ragioni. La prima è che mette a rischio oltre 100mila lavoratori assunti a tempo indeterminato dalle agenzie per il lavoro, senza che vi sia un beneficio per nessuno. La seconda sta nelle motivazioni che collegherebbero questo emendamento al cosiddetto decreto “dignità”. Quello è intervenuto elevando i vincoli e i limiti per i contratti a termine, con il risultato di velocizzare la stabilizzazione di chi ha competenze spendibili e di aumentare, però, il turn over per i lavoratori più fragili. Questo emendamento apre al rischio di un turn over anche per chi ha un contratto a tempo indeterminato».
Qualche novità potrebbe arrivare dal tavolo con le parti sociali e con i componenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato voluto dal Sottosegretario al Lavoro, Tiziana Nisini. «É una iniziativa che apprezziamo - continua Alessandro Ramazza - confidando che si possa presto risolvere un problema che non c’era, ma che il legislatore ha voluto aggiungere a quelli che il mondo del lavoro di suo già ha. Nonostante vi sia piena concordia tra Assolavoro e i sindacati nel considerare il nuovo vincolo introdotto dal decreto fisco-lavoro un errore che danneggia tutti, in primis i lavoratori, il legislatore tarda a ravvedersi».