Per contrastare la perdita del potere di acquisto, diventa fondamentale rafforzare il ruolo della contrattazione aziendale e introdurre strumenti innovativi capaci di garantire retribuzioni adeguate e sostenibili.
Dopo anni di faticosa rincorsa rispetto alle dinamiche inflazionistiche il 2024 registra una svolta nelle retribuzioni contrattuali: per la prima volta, da tempo, gli aumenti concordati nei rinnovi superano il tasso di crescita dei prezzi, aprendo uno spiraglio per il recupero del potere d'acquisto. Secondo le rilevazioni ISTAT, nel settore privato le retribuzioni contrattuali sono aumentate in media del 4% nel 2024, a fronte di una crescita dei prezzi dell'1%, determinando un recupero reale del 3%. L'analisi dei rinnovi dei contratti nazionali di categoria del 2024, condotta dall'osservatorio Farecontrattazione.it di ADAPT, conferma il tentativo di riequilibrare il potere d'acquisto attraverso tre principali linee di intervento: aumenti dei minimi tabellari, variabili tra 180 e 240 euro per i livelli intermedi, distribuiti in più tranche; rafforzamento del welfare contrattuale, con incrementi ai fondi di previdenza complementare e assistenza sanitaria integrativa; misure integrative, come indennità aggiuntive, rivalutazione degli scatti di anzianità e quote una tantum. Quest'ultima strategia è particolarmente diffusa: il 37% degli accordi di rinnovo del 2024 prevede somme una tantum per compensare i ritardi nei rinnovi e attenuare la perdita di potere d'acquisto.
Tuttavia, come documentato dallo stesso ISTAT, la perdita cumulata di potere d'acquisto nel periodo 2019-2024 resta significativa: in questo periodo i prezzi sono infatti aumentati del 17,4% mentre le retribuzioni contrattuali sono cresciute in media solo del 9,1% (+11,8% nell'industria e +6,7% nei servizi), con una perdita reale stimata attorno al 7,1%. Va in ogni caso considerato che queste rilevazioni escludono elementi rilevanti del reddito complessivo, come la contrattazione decentrata e i benefici del welfare aziendale, che in molti settori costituiscono una integrazione significativa.
L'XI Rapporto ADAPT sulla contrattazione collettiva in Italia, relativo alle dinamiche contrattuali del 2024, cerca in proposito di offrire una analisi della contrattazione aziendale rispetto all'impatto sul reddito complessivo dei lavoratori. Dei 427 accordi aziendali del 2024 oggetto di analisi, 167 riguardano premi di risultato o partecipazione (39% del totale). Nella maggior parte dei casi, tali premi sono negoziati per usufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente, ma gli accordi includono anche revisioni di indicatori, modifiche agli importi o possibilità di conversione in welfare. Il 53% degli accordi consente ai lavoratori di trasformare il premio in beni e servizi di welfare, con un incremento aggiuntivo in alcuni casi. L'analisi degli obiettivi mostra che il criterio più diffuso resta la produttività (63% degli accordi), seguito da redditività (53%), qualità (28%) e riduzione dell'assenteismo (22%). Parametri innovativi, come sostenibilità energetica e ambientale, si riscontrano nel 16% degli accordi, mentre la sicurezza sul lavoro è presente nell'8%. Tra le esperienze più avanzate si segnalano l'accordo Nestlé, che lega il premio di risultato a indicatori di efficienza energetica e risparmio idrico, e l'accordo Holcim, che introduce parametri legati alla formazione professionale. Inoltre, nel caso di Banco BPM, l'opzione di conversione del premio prevede la possibilità di trasformarlo in giornate di permesso retribuito per favorire la conciliazione vita-lavoro.
Questi dati confermano che la contrattazione aziendale incide significativamente sulle retribuzioni, senza distinzioni rilevanti tra PMI e aziende medio-grandi. Il premio di risultato, infatti, è presente nel 49% degli accordi nelle PMI e nelle aziende più strutturate, dimostrando che anche nelle realtà minori la contrattazione di secondo livello assume un ruolo strategico.
La perdita di potere d'acquisto non può essere risolta unicamente con aumenti tabellari, come confermano le stime per il 2025: considerando le tranche di aumenti previste nei prossimi mesi, la perdita cumulata di potere d'acquisto nel periodo 2019-2025 si ridurrebbe dal 7,1% al 6,6%, rimanendo tuttavia significativa. Diventa pertanto fondamentale rafforzare anche il ruolo della contrattazione aziendale e promuovere strumenti capaci di garantire retribuzioni adeguate e sostenibili. La capacità della contrattazione di adattarsi ai nuovi equilibri economici e di introdurre soluzioni innovative sarà determinante per il futuro delle relazioni industriali.