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La partecipazione dei lavoratori

Nella partecipazione c’è parte del futuro del lavoro, dal 10 giugno 2025 in vigore la legge n. 76/2025

Il nostro mercato del lavoro è complesso quanto i tempi che stiamo vivendo: il record di occupati non supera i difetti di fondo, irrisolti da anni, che rendono oggi l'Italia il paese in Europa con il tasso di occupazione giovanile e femminile più basso (si veda l'Indagine del Consiglio Nazionale dei Giovani publicata dal Sole24Ore il 3 giugno), a dimostrazione di una fragilità latente che richiede interventi strutturali pur nella consapevolezza che oggi siamo in una posizione migliore.

Nell'epoca del lavoro come slogan, come strumento di divisione anziché di condivisione, la legge n. 76/2025 sulla partecipazione dei lavoratori, in vigore dal 10 giugno 2025, per significato politico e contenuti tecnico-normativi, è uno spiraglio che raccoglie enorme interesse per le possibili evoluzioni applicative.

La normativa non introduce alcuna previsione a carattere obbligatorio, e proprio per questo, per il suo attribuire centralità alla contrattazione collettiva, si pone alla stregua di uno strumento tecnico di rinnovamento dal basso delle regole di gestione dell'impresa attraverso il coinvolgimento delle persone ben oltre la messa a disposizione delle energie lavorative e le rivendicazioni contrattuali basate sul binomio tempo-denaro o, più di recente, qualità della vita.

Si intravede lo spazio di un campo di sperimentazione in grado di dare – è l'auspicio – nuova linfa al sistema di relazioni sindacali, che da anni viaggia a due velocità, con quella nazionale sempre più spesso assorbita da una tendenza politica, e quella aziendale desiderosa di sganciarsi per negoziare, contrattare, ottenere risultati.

È dunque un'occasione, da cogliere in ogni dimensione, a partire dalla formazione del personale all'esercizio di diritti che richiedono l'acquisizione di competenze essenziali, per concludere con l'elevazione della rappresentanza sindacale, cui spetta la responsabilità di essere in grado di dialogare con l'impresa ad un livello paritario, abbandonando l'approccio rivendicativo fine a sé stesso.

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